3/03/2019

L’EMPATIA alla base di ogni convivenza


Mentre mi appresto a consegnare al Sole 24Ore l’articolo sul social influencer, fenomeno di questi tempi di esibizione e spettacolarizzazione di sé e dei prodotti sperimentati e ostentati (più o meno spontaneamente anche da VIP, donde il sospetto di pubblicità occulta su cui sta ora indagando l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato con riferimento a due noti brand), il caso - o la sincronicità con serendipità, per chi ci crede - vuole che oggi 3 marzo 2019 l’incontro domenicale della serie Filosofia sui Navigli, impeccabilmente organizzato dall’avv. Pietro Tamburrini all’Officina 12, riguardasse un tema di drammatica attualità: “La paresi dell’Empatia nel mondo contemporaneo”, titolo ispirato dalla lettura del libro di Simon Baron-Cohen “La scienza del male. L’empatia e le origini della crudeltà”, come ci spiegherà poi la relatrice prof. Enrichetta Buchli, psicoterapeuta e saggista.

La paresi dell’empatia ti fa venire in mente, per forza di cose, il narcisista-tipo e la base del suo agire: questo almeno se vogliamo ragionare in termini razionali escludendone la causa nella malvagità fine a sé stessa, a cui solo il pensiero religioso ancora crede. E il mio pensiero è andato spontaneamente a quelle divertenti, sdrammatizzanti e istruttive videonote del prof. Elvino Miali su Cam.TV, il nuovo social network che condivide e valorizza i talenti e le competenze. Su tale argomento ho poi scritto l’articolo, visibile in Facebook, Il NARCISISMO, una piaga sociale più che un dramma personale.

Ebbene, le considerazioni della professoressa, con richiami storici, filosofici e antropologici, sull’origine del male e della crudeltà, alla quale può fare argine solo il ragionamento, il buon senso e la cultura (fondamentale è stato il richiamo dell’imperativo kantiano “agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”) non poteva non sfociare nel narcisismo maligno, scandagliato poi in ogni particolare anche con interventi del pubblico. Inevitabile è stato il riferimento al libro di Les Carter, Difendersi dai narcisisti. Ma una frase in particolare della professoressa mi ha colpito: “Paradossalmente i meno narcisisti sono gli attori”, come da sua personale constatazione avendo ella studiato anche drammaturgia.

In effetti, il saper mettersi nei panni dell’altro, viene più facile ad un attore, che lo fa per professione. L’ambito relazionale di una messa in scena, con anche scambio di ruoli vittima e carnefice, non può che avere salutari e benefici effetti sulla nostra intelligenza emotiva stimolando l’empatia.

Il messaggio conclusivo e la “morale” dell’incontro è di fondamentale importanza e mi ha indotto a scrivere queste brevi note. L’empatia non è un sentimento amorevole né un atteggiamento sentimentale, ma un atto cognitivo di consapevolezza, un atto di sano egoismo piuttosto, che solo ci permette di convivere e condividere, di immedesimarci nell’altro e quindi di rispettarlo come noi rispettiamo noi stessi.

L’utopia dell’amore per il prossimo predicato da qualche religione resta irrealizzabile, ma soprattutto non serve ed è fuorviante. Iniziamo ad amare noi stessi e capiremo che l’imperativo kantiano è più realizzabile di ogni altro comandamento divino. Ci vorrebbe un’educazione culturale all’empatia, costruita sulla base di quell’etica sociale che già i filosofi presocratici insegnavano e che non sono prerogativa di nessun credo religioso.

In data 9 febbraio 2018 ero presente al convegno “Guerre e pace. Una legge nazionale per ricordare e una ricorrenza annuale per mobilitare le coscienze” con il quale si è celebrata la prima “Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo” presso l’Hotel Cavalieri di Milano, organizzata dalla ANVCG Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra sez. di Milano e Lombardia.

Intellettuali di spicco tra relatori e partecipanti hanno condiviso l’imperativo morale, tanto propugnato inutilmente dallo scrittore Carlo Cassola, del disarmo totale, a fonte della minaccia di una guerra totale: che nell’attuale società tecnologica che fabbrica anche armi di distruzione di massa si fa sempre più minacciosa: il mix tra la tecnologia attuale e l’aggressività dell’essere umano può rappresentare una vera minaccia per l’umanità.

Spero che queste mie riflessioni facciano riflettere più di ogni riflessione nello specchio del narcisista, altrimenti non andremo da nessuna parte e l’umanità si autodistruggerà.

         Milano, 3. 3.2019   Avv. Giovanni Bonomo – Candide C.C.




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