9/24/2018

Condizionamento religioso v. libero pensiero


I commenti che ho ricevuto da alcuni credenti in seguito alla pubblicazione del mio scritto sulla storia del Cristianesimo e sulla nascita del mito Gesù Cristo, seguito da una mia lettera aperta ai credenti, conferma una volta di più che la religione, per definizione, è integralista e assolutista, mentre il vero pensiero e la ricerca scientifica vivono nel dubbio, nella ricerca della verità, nel bisogno di provare, di criticare anche se stessi, e di continuare a cercare scavando nelle fonti storiche, per il progresso, la civiltà e il bene di tutti.  

Tralasciando i commenti sgrammaticati di persone ignoranti, quelli che risultano almeno leggibili mi confermano che anche le persone “colte”, o che almeno sanno scrivere, hanno avuto compromesso, a causa dell’insegnamento religioso, l’uso della ragione. Se questa è la loro difesa, che trascende nell’insulto, del loro “Dio”, se lo tengano nel loro foro interiore, hanno ciò che si meritano. Probabilmente anche l’inferno, per la loro cattiveria, si meriteranno, perché se un Dio giusto esistesse, li aspetterebbe al varco, non potendo gradire i loro insulti e le loro bestemmie (tra le quali è quella di identificarlo con l’iracondo e guerrafondaio dio biblico Yahweh).

Meno male che questi volgari fanatici, incapaci di ragionare, sono una minoranza tra gli stessi credenti. I non credenti (in nessuna ideologia, fascista o comunista che fosse) non hanno mai perseguitato i credenti. Sono stati questi a perseguitare i non credenti. Ma passiamo oltre e sorvoliamo ("non ti curar di loro…") i messaggi anonimi di vigliacchi e ignoranti, per fare ancora una riflessione positiva con dati storicamente verificabili, nella speranza di svegliare le coscienze di chi almeno una coscienza abbia.

Giordano Bruno, antesignano del pensiero laico alla base (in teoria) dei moderni Stati di diritto, era un “credente” nell’esistente e nello spirito divino che lo pervade, quindi non nel trascendente ma nell’impermanente e nell'immanente. E il pensiero panteista è già il sano pensiero ateo allo stadio embrionale. Amare tutto e tutti e raggiungere l’Uno, l’unità di cui tutti siamo partecipi, realizzando l’unione mistica con la divinità che tutto permea, è la meta finale, che si raggiunge con l’“eroico furore” bruniano.

Ma anch’egli già diceva che la religione era per il popolo, mentre la filosofia e la “dimostrazione” erano per i sapienti. Perché chi è incapace di ragionare e di avere un libero e puro pensiero, per ignoranza o per indole (ma all’ignoranza si può ovviare, mentre una cattiva indole può formarsi anche nell’infanzia, se non essere innata) può trovare solo nella religione, a mo’ di “morale” spicciola, una guida e un’argine al male operare.

In questa attuale era dell’informazione globale destinata a tutti grazie a Internet, Giordano Bruno sarebbe più ottimista e democratico, renderebbe accessibili i suoi scritti a tutti, come io sto facendo, modestamente, con il Centro Culturale Candide che sconta pure lunghe pause nell’organizzazione di eventi, ma non nella diffusione di scritti e riflessioni. E magari sarebbe anch’egli un networker digitale, per lo stesso spirito di servizio nell’aiutare gli altri in questa appena iniziata quarta rivoluzione industriale.

Con modestia ma fermezza il mio impegno civile nel diffondere il pensiero libero e critico continua. Richiamo questo mio scritto, nel blog “La mente sveglia”, sulla filosofia che anima il mio Candide C.C., sull’amore per il sapere che non dovrebbe a nessuno mancare.  

Avv. Giovanni Bonomo – Ultime-Notizie.net





9/20/2018

Lettera aperta ai credenti, perché in coscienza riflettano.

A coloro che credono in una religione o in qualsiasi altra superstizione o ideologia creazionistica, consiglio di riflettere su come è fatta la natura, fondata sulla "crudele" selezione naturale. Mangia tu ché poi ti mangio io. Riflettano, i credenti, su tutte le malattie infettive o di origine genetica causate dalla casualità che ha inciso sulla formazione dei primi organismi e che si sono trasferite su tutte le forme di vita nell'arco di centinaia di milioni di anni, o almeno da quando 600 milioni di anni fa esplose la vita nei mari. Coloro che credono e che rispondono indignati ai miei post (scritti per far riflettere e non per offendere), hanno mai fatto studi di biologia evoluzionistica per sapere se la vita sia veramente la conseguenza di un progetto divino? Hanno mai letto libri come quelli di Monod, Jacob, Lorenz, Weinberg, Ageno, Dawkins e altri genetisti e biologi per scoprire, sulla base di studi a cui tanti scienziati hanno dedicato una vita, che non esiste un progetto intelligente della natura? Sanno costoro che è ormai accreditata scientificamente la spiegazione di come tutte le forme di vita siano nate dalla casuale simbiosi di due batteri (che sono procariotidi e monocellulari, come le alghe azzurre) e di come tale casuale simbiosi abbia dato origine dopo tre miliardi di anni alla cellula eucariotica, senza la quale non vi sarebbero state tutte le altre forme di vita perché la Terra, altrimenti, sarebbe abitata ancora solo da batteri e da alghe azzurre? 

“Dio”, secondo i credenti, avrebbe impiegato 3 miliardi di anni per riuscire ad inventare la cellula eucariotica con tutte le sue imperfezioni? Altro che dire, come ha scritto il papa (costretto a fare il suo mestiere), che Dio è amore (enciclica Deus caritas est). Se un Dio esistesse, scrisse Schopenhauer (in “Pensieri e frammenti”), non vorrei essere io quel Dio: le miserie del mondo mi strazierebbero l'anima. Aggiungo io che questo Dio non meriterebbe alcuna venerazione per come ha fatto la natura. Mi vengono in mente le parole di Jago, che nell'Otello di Verdi canta l'aria "Credo in un Dio crudele". E tra tutti gli animali l'uomo è l'unico veramente crudele, perché capace di uccidere oltre la necessità della sopravvivenza, come, invece, fa il predatore. Si ricordino tutti i credenti accecati dalle panzane delle religioni e dalle madonne di Medjugorje et similia che molti scienziati hanno dedicato la vita alla cura delle malattie, e tra queste anche il cancro, che è sempre esistito da quando esiste la vita. Infatti esso, sebbene possa essere favorito anche da cause ambientali o dalla alimentazione, dipende essenzialmente dalla stessa struttura imperfetta della cellula, che impazzisce producendo cellule anomale che gli anticorpi non riescono più a controllare. Il cancro è dunque innato nella stessa struttura cromosomica. Vi sono individui che hanno un sistema immunitario abbastanza forte da essere capace di distruggere sul nascere le cellule cancerogene, altri individui invece no. Perché tutti abbiamo ogni giorno un certo numero di cellule cancerogene che gli anticorpi distruggono. Il cancro si manifesta quando il sistema immunitario è debole. Il cancro del collo dell'utero, per esempio, è causato dal papilloma virus, che rimane in incubazione se il sistema immunitario è forte. Altrimenti si manifesta la malattia. E chi ha creato il cancro? In particolare, chi ha creato il papilloma virus? Dio, per i credenti.  

Ma allora vi dico, ammesso che Dio esista, non vi accorgete, o credenti che siete solo dei disperati sul piano argomentativo e logico? E qui ve lo dimostro. Poniamoci di fronte ad un ipotetico Dio che fosse in grado di giudicare il bene ed il male. Ora, in che cosa consista il BENE nessun filosofo è mai riuscito a capirlo, a incominciare da Platone, che cercò sempre di darne una definizione, senza mai riuscirci; si può invece definire il MALE, come danno ad altri causato. Il male si vede, il bene no. Nessuno può essere chiamato in Tribunale per non aver fatto del bene: si viene invero chiamati per aver fatto del male. Il bene è soggettivo. Il male è oggettivo. Per un fanatico islamico è bene farsi esplodere provocando una strage: glielo comanda il Corano. A parte ciò, o credenti, ponetevi questa domanda: di fronte all'ipotetico Dio chi avrebbe più meriti? Colui che credendo nella sua esistenza fa del bene con la tacita ed inespressa convinzione di avere in questo modo dei meriti di fronte a Dio ai fini della salvezza della propria anima, oppure colui che, non credente, compia lo stesso bene o si limiti a non fare del male senza aspettarsi alcun premio da Dio in cui non crede?  

Iniziate a riflettere, credenti! Se un “Dio” esistesse premierebbe maggiormente il non credente che non faccia del male rispettando il comandamento di Confucio "non fare agli altri quel che non vorresti fosse a te". Gli ignoranti credono che questo sia un comandamento evangelico. NO. Gesù disse diversamente: "Fai agli altri quel che vorresti fosse fatto a te". Che è un comandamento morale, non giuridico, perché nessuna legge può comandare di fare del bene. In ogni caso l'ipotetico Dio, posto di fronte ad un credente che abbia fatto del bene e ad un non credente che non abbia mai fatto del male, sarebbe costretto a dire al credente: tu hai fatto del bene per opportunismo, pensando a mePertanto premierò maggiormente il non credente che non ha mai fatto del male perché si è astenuto da esso disinteressatamente, non egoisticamente per salvarsi l'anima.

Ne consegue, o credenti, che Dio, se esistesse, vi riterrebbe inferiori ai non credenti che non abbiano fatto del male. A che serve dunque credere in Dio se è meglio non crederci per essere da lui considerati moralmente superiori ai credenti? O credenti, liberate la mente! Avete tutto da guadagnarci. Oppure tenetevi Dio per conto vostro, coltivatevelo pure nella vostra vita privata, ma nella società non rompete più i coglioni ai non credenti che applicano la norma suprema della giustizia: il NEMINEM LAEDERE (non danneggiare alcuno). Perché proprio i non credenti saranno maggiormente premiati di fronte ad un Dio che non sarebbe certo quello antropomorfico delle religioni cosiddette rivelate. Il papa finge di non sapere questi argomenti. Sapete perché? Perché sa che altrimenti rimarrebbe disoccupato. Il papa finge di non sapere oppure non comprende veramente nemmeno i vangeli. Infatti Gesù ha comandato di fare del bene in privato ("Quando fate la carità non suonate la tromba per farvi vedere, e la vostra destra non sappia ciò che fa la sinistra"). In Matteo non viene condannato il divorzio, si ritiene solo moralmente superiore chi non divorzi. Né si parla nei vangeli di aborto. Ma ammesso e non concesso che il divorzio e l'aborto siano moralmente condannabili, la Chiesa non può chiedere che sia la politica a vietarli. Dal momento in cui non si divorziasse e non si abortisse per divieto di legge, chi non divorziasse e non abortisse non avrebbe alcun merito. Dunque, anche se può sembrare paradossale, il papa dovrebbe essere evangelicamente favorevole sia all'aborto che al divorzio per rendere meritevoli coloro che non divorziano e non abortiscono. 

Non si può, in conclusione, fondare una verità sulla fede. Per questo nessuna religione dovrebbe avere incidenza nella vita pubblica. Lo Stato deve ignorare tutte le religioni. La religione proibisce di ragionare, perché ragionando se ne scoprono subito le contraddizioni e l'assenza di credibilità. La Chiesa ha sempre ostacolato il libero pensiero, fortunatamente finendo con il perdere tutte le battaglie nell’ineluttabile progresso scientifico e di civiltà, ma sopravvive grazie al potere e alle ricchezze acquisite nei secoli.

Avv. Giovanni Bonomo - Candide C.C.





9/17/2018

Internet come sistema operativo sociale ad accesso universale

Internet sta diventando un sistema operativo sociale ad accesso universale e tendenzialmente wireless. Come tale richiede una regolamentazione che assicuri una qualità di servizio garantita a tutti e tramite le risorse frequenziali più efficienti. E la priorità non deve essere tanto la velocità o la “banda larga”, quanto la permanenza, la pervasività e la sicurezza.

Nella mia intervista su Diritto 24 ho accennato all’evoluzione di Internet e dei servizi diffusi, che già coinvolgono dispositivi, persone, processi e dati. “Internet of Everything” ho detto, parafrasando la più nota espressione di Internet of Things. È chiaro che tutto ciò richiede regole, perché se la Rete è nata come infrastruttura neutrale e anarchica, ora è diventata un’istituzione di mercato con accesso potenzialmente universale.  

Sotto il profilo economico Internet, per le sue caratteristiche di ubiquità, permanenza e assenza di costi, è diventata una piattaforma di scambi multilaterali, produttiva di esternalità informative sia positive, come i servizi a valore aggiunto e l’interoperabilità delle reti di comunicazione elettronica, sia negative, come quelle dell’affollamento di traffico e dei contenuti spazzatura.

In questa situazione di continuo aumento dei servizi offerti ogni ideologia di network neutrality sulla neutralità della Rete non paga: Internet sta diventando un sistema operativo sociale ad accesso universale. Come sono stati riconosciuti prima la radio e poi la televisione con i loro servizi di pubblico interesse, così anche Internet dovrà essere riconosciuta e regolamentata come medium istituzionale universale, di accesso tendenzialmente wireless, con una qualità di servizio garantita a tutti e tramite le risorse frequenziali più efficienti. E la priorità non deve essere tanto la velocità o la “banda larga”, quanto la permanenza, la pervasività e la sicurezza.

Nel futuro scenario del Web 4.0, in un mondo che evolve verso un’ineluttabile convergenza delle piattaforme e un’unità funzionale dei servizi, sarà necessario ripensare allo stesso concetto di media audiovisivi, e affrontare gli aspetti regolatori dell’integrazione tra TV digitale, Internet e reti radiomobili.

Ma già la nostra Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha stabilito un programma di studio e ricerca “Servizi e Contenuti per le reti di Nuova Generazione (SCREEN)” insieme a istituzioni universitarie ed enti pubblici di ricerca, al fine di approfondire i possibili scenari evolutivi della Rete e studiare forme di regolamentazione idonee ad assicurare il crescente sviluppo delle infrastrutture di comunicazione. I 7 obiettivi posti a base della regolamentazione nella Digital Agenda sono: 1. Mercato unico globale; 2. Interoperabilità e standard; 3. Fiducia e sicurezza; 4. Accesso veloce e ultraveloce; 5. Ricerca e innovazione; 6. Alfabetizzazione e inclusione digitale; 7. Servizi digitali pubblici.

Consideriamo poi che l’economia di Internet è caratterizzata dalla continua ricerca di modelli di business innovativi rispetto ai media tradizionali. Google, prima di Facebook, rappresenta senz’altro il più significativo esempio di successo nella ricerca di modelli di ricavi in un mondo che fa della gratuità dei servizi per l’utente finale una delle caratteristiche distintive. Se rende quindi utile, se non necessaria, per una compiuta regolamentazione, un’attenta analisi delle tendenze dei mercati individuando le principali caratteristiche e le implicazioni concorrenziali.

Avv. Giovanni Bonomo - Candide C.C.



9/15/2018

Profilo comico ma… vero (che mi fece anni fa un amico poeta)


Giovanni Bonomo, di professione avvocato, dotato fin dalla nascita di una fascinazione involontaria di cui è completamente ignaro, viene ormai da tutti considerato un genio, non solo del diritto ma anche del rovescio

       Avendo compreso in ritardo, come un po’ per tutte le materie scolastiche, l’essenza della vita e delle relazioni sociali, lascia il tennis da tavolo e decide di studiare la mondanità milanese, scoprendo l’aspetto sottile ed energetico che anima gli esseri umani al di là delle apparenti vacuità delle feste e delle occasioni di incontro: la sana voglia di nutrirsi e di ridere insieme. 

       Frequenta quindi in incognito, per non sacrificare troppo la propria connaturata timidezza, le feste senza senso della moda e dello spettacolo, riuscendo sempre, tra un buffet e l’altro, a non dare nell’occhio, e a sfuggire la presenza altrui con la cortesia di una ballerina in una serata di gala e l'aplomb di un agente speciale britannico.

       Impara quindi a muoversi agilmente in tutte le circostanze, anche tra persone pressoché totalmente sconosciute in una festa alla quale si viene invitati da chi, poi, alla festa non si trova, come avviene nella migliore tradizione della mondanità milanese.

      Brevetta infine la sua personale tecnica, che volge poi all’insegnamento: basta assumere l’alone misterico connesso ad un incedere deciso verso punti della sala che variano repentinamente, sembrando sempre sicuri della destinazione, e spiazzando in tal modo chi vi osserva, che non comprende i vostri mutevoli ma superiori obbiettivi.  

       Diventa quindi esperto di comunicazione non verbale.  Essendo ormai provato dagli ineluttabili imprevisti nonostante le sue doti extrasensoriali e precognitive è solito muoversi con la circospezione di una pedina che copre la posizione di un cavallo letale, come su una scacchiera immaginifica, densa di emozioni di ritorno.  

       Era destino che l’azzardo lo attraesse, prima o poi, ma diventerà tanto un ottimo giocatore di roulette quanto un pessimo pokerista: sa riconoscere l’imprevisto immediato ma rinuncia ai bassifondi delle anime altrui: gli appaiono sempre troppo popolosi e ridotti, immagini scolorite di una cultura da discount.

       Si circonda quindi di pochi e collaudati amici. Un'unica debolezza: le donne, ma non banalmente belle bensì longitipo ginniche.