2/26/2024

La sovranità popolare non esiste senza sovranità nazionale. Assange libero subito!

          L’intera vicenda giudiziaria di Julian Assange costituisce una gravissima violazione dei basilari diritti umani che gli Stati di “democrazia occidentale” millantano di garantire ma che invece mostrano di calpestare con inaudita e non più tollerabile violenza. 

         E questo succede da quando la NATO, organizzazione obsoleta e inadeguata al presente, già a partire dalla dissoluzione dell’Urss e del Patto di Varsavia, non solo si è ampliata ma è stata protagonista attiva e criminale di quasi tutti i conflitti esplosi nel pianeta se si analizza la storia degli ultimi 30 anni. La politica guerrafondaia di tale organizzazione ha posto in condizioni di emergenza umanitaria e di dissoluzione statuale centinaia di milioni di persone. 

         Le elite occidentali, costituite da poche - ma finanziariamente potenti - migliaia di persone, si organizzano tramite gruppi come il Club Bilderberg, la Commissione Trilaterale, la Banca Mondiale Il Fondo Monetario Internazionale, Il World Economic Forum, e altri gruppi più o meno occulti o massonici, e controllano i governi  di tutto l’Occidente con il dichiarato scopo di aiutare le popolazioni degli Stati “democratici” ma mostrando da anni di fare solo i loro sporchi interessi. 

        Dobbiamo ormai entrare nell’ottica che ci muoviamo all’interno di una subdola, non dichiarata, terza guerra mondiale, in cui l’Inghilterra è la rappresentante europea più fidata dell’imperialismo occidentale a guida statunitense, che continua ad essere il nemico numero uno dei popoli di tutto il pianeta, un nemico potente ma non invincibile. 

        Basterebbe prendere coscienza su chi sono oggi i veri nemici contro cui lottare, i nemici della pace e delle libertà fondamentali, la NATO e l’Unione Europea. O abbiamo forse dimenticato come inizia la nostra Costituzione con “La sovranità appartiene al popolo” all’art. 1? La sovranità popolare non esiste senza sovranità nazionale, perché oggi tutti i partiti presenti in Parlamento, siano essi di centrodestra o di centrosinistra, sono schiavi di un moderno totalitarismo e iperliberismo consumistico solo fintamente “liberale”. Solo quanto l’Italia sarà uscita dalla NATO e dalla UE sarà possibile far rispettare l’articolo 1 della nostra Costituzione a gli altri analoghi princìpi dei moderni Stati di diritto. 

       Julian Assange ha rivelato notizie “segrete” solo per  l’imperialismo occidentale che vuole tenerci disinformati, pagando già con il carcere, per questo va ora subito liberato e non estradato. Per mettere le guerre fuori dalla storia in un’ottica realisticamente antimperialista non bastano slogan come “Fuori la Nato dall’Europa” mentre assistiamo al potenziamento felle basi militari in tutto il continente, ma occorre urlare a gran voce  “fuori la Nato dalla storia”. 

Milano, 22. 2.2024
          Avv. Giovanni Bonomo




2/16/2024

Ora o mai più. L’ultimo appello al governo britannico è anche l’ultima occasione di difendere la nostra libertà!

Se le guerre possono essere avviate dalle bugie, esse possono essere fermate dalla verità” Julian Assange 

Questa la frase citata nell’introduzione del film documentario Ithaka, proiettato ieri 15 febbraio al C.I.Q. di Milano sulla vicenda ancora in atto del giornalista e fondatore di WikiLeaks. 

Il film, documentata testimonianza del padre che caparbiamente combatte per la liberazione del figlio, è anche, al di là delle vicende personali, un accorato appello a tutti noi e alla nostra coscienza di cittadini responsabili nel difendere il diritto fondamentale di espressione del pensiero e di informazione.

Ad oggi Julian Assange, informatico, giornalista e attivista australiano, fondatore nel 2006 di Wikileaks, è perseguitato e privato della propria libertà: prima rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e poi negli ultimi tre anni recluso in una prigione inglese di massima sicurezza. Ora la sua estradizione verso gli USA sembra inevitabile, alla quale seguirà  la pena detentiva a vita, a meno che tutti noi prendiamo coscienza che la libertà di Assange è anche la libertà di tutti noi, che dobbiamo mobilitarci così come conoscenti, familiari e legali di Assange si sono mobilitati e non si sono mai arresi.

In questi giorni la lotta di Assange contro l’estradizione negli Stati Uniti sta raggiungendo una fase critica, con le udienze di appello che si terranno presso l’Alta Corte del Regno Unito il 20 e 21 febbraio p.v. e anche il sottoscritto fa parte, ancor prima della pubblicazione dell’articolo https://ilvelodimaya.eu/non-possiamo-ignorare-assange-e-il-dirittodisapere, dei tanti giornalisti, associazioni, media e testate indipendenti, scrittori e intellettuali che sostengono Julian Assange e WikiLeaks, in difesa delle libertà di espressione nell’interesse di tutti, come imperativo morale prima ancora che di diritto.

Ma nello scenario attuale con le due efferate e disumane guerre che si stanno combattendo, una nel cuore dell’Europa e l’altra in Medioriente, viene spontanea  una domanda: le democrazie occidentali difendono ancora il principio costituzionale di libertà di informazione come proprio pilastro fondamentale?

 

Perché non possiamo dirci oppositori della autocrazie, dei governi “autoritari”,  come li chiamiamo, se non sappiamo o non vogliamo difendere la libertà di informazione che in tale autocrazie viene violata. Perché non possiamo dirci oppositori delle dittature - ripeto - se non sappiamo o non vogliamo difendere il tratto più distintivo della nostra democrazia: la libertà di informazione.

 

Qualsiasi discussione sul conflitto, sulle responsabilità e sulle speranze di pace deve partire da tale riflessione. Se vogliamo condividere la semplicistica – ma teoricamente corretta - narrazione che ci presenta la guerra come uno scontro tra democrazie - l’Ucraina e i Paesi occidentali che la supportano -  e le  autocrazie  - la Russia e i suoi alleati - occorre ricordare che un pilastro delle democrazie moderne è costituito, storicamente, dalla libertà di stampa e di informazione.


Altrimenti le “democrazie di diritto occidentale”, come vorrebbero farsi chiamare e presentarsi al mondo, commetterebbero gli stessi errori – e li stanno commettendo non solo in questo caso di Assange ma anche in molte altri casi meno clamorosi - di azzerare e impedire il pensiero e l’accesso alle informazioni proprio come fanno le dittature. Ma questo vale anche per l’informazione distorta, manipolata e propagandata, invece che diffusa, a senso unico come avviene per la sanguinosa guerra tra USA e Russia a tutt’oggi combattuta  sul terreno della martoriata Ucraina e a discapito dell’intera Europa: https://libertariam.blogspot.com/2023/06/la-guerra-nel-cuore-delleuropa-di.html

 

Non si possono nascondere i crimini di guerra senza tradire gli stessi pilastri su cuoi si fonda uno Stato di diritto. Solo se difendiamo la libertà di informazione possiamo indignarci per la chiusura da parte delle autorità russe del periodico indipendente Novaja Gazeta diretto dal premio Nobel per la Pace Dmitrij Muratov, rivista in cui erano apparse le inchieste della giornalista Anna Politkovskaja, uccisa a Mosca nel 2006 per il suo impegno a descrivere e denunciare, anche al mondo occidentale, gli odiosi crimini commessi durante la guerra in Cecenia.


La vicenda umana e giudiziaria di Julian Assange è un grave segnale di allarme di come sta degenerando la nostra tanto proclamata democrazia quando i governi sono il risultato di una politica intesa non al benessere dei cittadini e al bene pubblico, ma al potere personale e agli interessi privati dei politici, con spese destinate più agli armamenti che alla ricerca scientifica e alla sanità pubblica.

 

Wikileaks è ancora viva, nonostante le varie persecuzioni, grazie ad apposite tecnologie – prima fra tutte la crittografia – che protegge se stessa e le sue fonti, perché Assange è anche un esperto informatico, sosteniamola!

 

Essa è divenuta di interesse globale, giova ricordare, quando nel 2010 iniziò a pubblicare informazioni riservate riguardanti le operazioni militari statunitensi in Iraq e Afghanistan. Il 5 aprile del 2010 Assange e i suoi collaboratori pubblicano un video del pentagono Collateral Murder, divenuto subito virale, nel quale si vede una scena risalente al luglio del 2007: un elicottero americano Apache mentre stermina civili inermi a Bagdad.

 

 Nel saggio di Stefania Maurizi  “Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks” si legge la storia di WikiLeaks e del suo fondatore. L’Autrice si batte da anni per la liberazione di Assange e per fargli avere giustizia, perché la sua libertà personale è anche la nostra libertà di informazione.


Altrimenti Democracy Dies in Darkness, la democrazia muore nell’oscurità, come recita il sottotitolo al The Whasington Post, riferendosi implicitamente oltre che al fumo delle bombe e al fuoco delle armi, a tutti quei segreti, a quelle menzogne, a quelle falsità che nascondono le atrocità commesse nelle guerre.

 

Viviamo in uno scenario globale con distruzioni compiute da uomini armati contro altri uomini anche disarmati che coinvolgono ormai la stessa esistenza del pianeta per la minaccia nucleare: la guerra diventa di per sé intollerabile e impone ormai rimedi immediati, con l’eliminazione di ogni violenza per la ricostruzione di ogni rapporto umano.

 

Non resta che tornare alla storia, al diritto e all’etica, i tre prodotti della nostra vicenda terrena, che attendono di essere ancora più difesi e propagandati, questi sì, per realizzare la giustizia nel mondo, come osserva Remo Danovi nell’articolo “Intorno al diritto di guerra e pace”, su La Previdenza Forense n. 3/2023 p. 39.

 

Come a Londra il 20 febbraio p.v si manifesterà davanti alla Royal Courts of Justice, nello stesso giorno a Milano manifesteremo in piazza del Liberty davanti al Consolato britannico. Ora o mai più.

 

Milano, 16. 2.2024

Avv. Giovanni Bonomo

 




 

1/28/2024

Il dipartimento di diritto dell’informazione e dell'informatica di uno studio legale

         

Il dipartimento di diritto dell’informazione e dell'informatica in uno studio legale a vocazione internazionale è di vitale importanza.

     Dico ciò non solo per le questioni legali legate alle tecnologie dell'informazione, alla protezione dei dati, alla privacy e alla sicurezza informatica - la materia trattata nasce infatti con l’affermarsi delle telecomunicazioni, di  Internet e dell’informatica – ma anche per gli aspetti e le questioni che le nuove tecnologie, legate alla rivoluzione informatica, pongono alla società civile e alle imprese. 

            Nell’attuale contesto di informazione digitale e multimediale le dinamiche di funzionamento del mercato sono in continuo fermento: individui e imprese devono fare i conti con le nuove tecnologie e devono poter tutelare i propri diritti nei vari contesti telematici esistenti e in quelli nascenti con l’evoluzione dell’informatica. 

         Tale dipartimento spazia in diversi ambiti, essendo il diritto dell’informazione e dell’informatica trasversale a tutte le materie giuridiche, ma all’interno di uno studio legale ha una fondamentale importanza per la funzione di supervisione legale e di controllo dei servizi digitali di cui lo studio si avvale, per valutarne la regolamentazione ma anche la convenienza sotto il profilo dell’efficacia e dei costi. 

          Basti pensare ai database e agli archivi informatici, al fine di prevenire ogni problema legati alla di cybersecurity e alla protezione contro gli attacchi informatici. Per questo aspetto è sempre in stretto collegamento con i tecnici informatici dello studio legale.  

             Ecco di seguito le 7 principali attività e responsabilità del Dipartimento.

 1. Gestione dei dati: proteggere e gestire i voluminosi archivi di dati legali, comprese le informazioni sensibili dei clienti. 

 2. Aggiornamento sui software giuridico: mantenere software efficienti per la gestione delle pratiche legali e dei casi, per la ricerca giurisprudenziale e la revisione documentale. 

 3. Conformità: assicurare che tutte le operazioni tecnologiche siano conformi ai regolamenti internazionali e locali in materia di privacy e di protezione dei dati. 

 4. Formazione: educare il personale riguardo alle pratiche migliori nell'uso delle tecnologie e nelle questioni di sicurezza. 

 5. Innovazione: ricercare e implementare nuove tecnologie che possono migliorare l'efficienza e l'efficacia delle operazioni legali. 

 6. Supporto alle strategie legali: collaborare ogni avvocato dello studio per sviluppare strategie di raccolta e di analisi dati dei casi trattati. 

 7. Gestione dei progetti: supervisionare i progetti IT correlati, inclusi gli aggiornamenti di sistema e le integrazioni di nuove tecnologie.

 Tutto questo considerando che ogni avvocato responsabile del proprio dipartimento può avere esigenze specifiche per affrontare le sfide poste dal contesto internazionale, come ad esempio la gestione di dati tra le diverse giurisdizioni.

Milano, 30. 1.2024,
          Avv. Giovanni Bonomo
       A.L. Chief Innovation Officer - Diritto dell’informazione e dell’informatica

12/08/2023

Il vuoto verbale-mentale… ma non da meditazione

Come più volte scritto in vari saggi e articoli e come spiegato in particolare nella mia lettera ai credenti perché in coscienza riflettano, da quando il mondo è mondo, cioè da 4 miliardi e mezzo di anni fa, Dio non è mai esistito e lo stesso suo nome è un’invenzione recentissima fatta dalla specie homo sapiens.

A mente lucida e in cuor nostro lo sappiamo tutti ormai, e lo sanno anche i più ignoranti e i più ritardati mentali, consciamente o inconsciamente, che Dio non esiste, che è una menzogna tanto grande quanto il pianeta Terra. E allora perché continuiamo a credere?

Pochi giorni fa, nell’attuale clima prenatalizio, ho diffuso un post scherzoso riguardante la vicenda del prete che gira a benedire le case e che ha bussato anche alla mia porta.

Quel giovane prete intelligente mi ha fatto capire, senza nulla dire ma con una comunicazione non verbale che vale più di mille parole, che era d’accordo sul mio rifiuto dell’inutile e ridicolo rituale, ma pensiamo alla maggior parte dei preti: a forza di leggere e studiare le Sacre Scritture, a forza di dire i nomi dei santi, a forza di recitare preghiere e di occupare il cervello e di  respirare l’aria malata della Chiesa (che di buono ha solo il profumo di incenso), a forza di dire e ridire il nome di Dio, allora inevitabilmente, tutto quel falso e plagiario (delle precedenti religioni “pagane”) che hanno dovuto mettersi in testa per anni e anni e quasi imparato a memoria, tutta questa finzione e impostura, ad un certo punto si è trasformata in realtà, vale a dire in una convinzione vera e propria, una eggregora, una forma pensiero, una psicosi collettiva che ci condizione da più di duemila anni! La loro non è una credenza reale, è un immenso vuoto verbale-mentale che devono pure diffondere e avvalorare nella popolazione già condizionata a credere.

Nel cervello del prete c’è un vuoto verbale-mentale che lui riempie con artifici mentali e non si rende neppure conto di farlo. L’impostura biblica ha reso i preti schiavi di una falsa credenza, d’una invenzione fuori dalla realtà. Anche i cervelli più coriacei hanno creduto tanto a lungo in un’idea artefatta che alla fine si sono arresi, la hanno ritenuta vera. D’altra parte è risaputo che chi è credente è alla fine meno capace di pensare in modo critico e analitico: e i conseguenti nefasti risultati li vediamo e soffriamo tutti a causa di una classe politica incapace e guerrafondaia. Perché se si tratta di scienziati innocui come Zichichi, la cui cultura e intelligenza dovrebbero contrastare il suo credere (e qui solo la psichiatria può darci una spiegazione), possiamo stare tranquilli, ma quando il credo religioso si fa potere e dogma, allora in nome di Dio si giustificano i crimini più atroci, così come sono stati sempre commessi contro l’umanità e i diritti umani.

Ma questo buon senso, questa consapevolezza, conscia o inconscia, che Dio non esiste e che ormai tutti abbiamo nell’anno 2024 (quasi ci siamo), non basta a risvegliarci dal credo religioso, da questo sonno della ragione che dura da più di due millenni. E così l’insieme dei sistemi di potere religioso che in nome di immaginarie entità soprannaturali dai nomi diversi (Dio, Yahweh, Allah, Brahma, Manitù, etc.) ingannano e parassitano i popoli del pianeta Terra dagli albori della civiltà umana sembra non avere mai fine. Amen.

https://avvbonomo.blogspot.com/2020/07/la-malafede-che-cosa-significa-essere.html

Milano, 8. 1.2023
Avv. Giovanni Bonomo




11/04/2023

Un libro che insegna a osservare

          Queste note derivano dall’incontro del 3 novembre 2023 di presentazione del libro La mia Milano, di Angelo Gaccione, Meravigli ed. 2023, in presenza dell’Autore e di un vasto pubblico nella sala delle conferenza del Museo Martinitt. 

Non si tratta quindi di una recensione – ve ne sono già in Internet e su autorevoli riviste con altrettanto autorevoli firme – ma di un lavoro di rielaborazione di alcuni punti del libro che più mi hanno colpito e che sono serviti, nella interlocuzione con l’Autore, a interessare il pubblico nei limiti di tempo di un’ora concessa per la conversazione “salottiera”.


Essendo i miei spunti piaciuti all’Autore, ecco che su suo invito li trascrivo e li riporto qui.

 

1.   Il libro stimola fin dalle prime pagine alla scoperta di una Milano ignota ai più, soprattutto a chi ci vive - questo il paradosso – ed essendo io tra quelli, non posso che ringraziare Angelo Gaccione per tale impegnativa opera che colma molte lacune culturali. Mi ha colpito in prima battuta l’accenno alle lingue perdute – che mi ha subito fatto ricordare il noto saggio di Giorgio Salvi sulle “lingue tagliate” -, nel primo capitolo con l’aforisma di Licurgo sulla buona amministrazione di ogni città che inizia dalla cura che ne hanno gli stessi cittadini. In effetti, dietro ogni lingua dialettale, nel nostro caso il milanese, ci sono gli intelletti, ma anche le fatiche, i dolori, i conflitti, le dinamiche sociali di chi ci ha poi lasciato opere meravigliose nell’architettura e nell’urbanistica.

 

2.   Un’altra cosa che colpisce il lettore, oltre allo stile narrativo avvincente (che per me non è una novità conoscendo da tempo l’Autore come finissima penna), sono le notizie storiche e di storia dell’arte non scontate. Il libro mi ha insegnato a soffermarmi e osservare meglio palazzi, chiese e monumenti che prima guardavo solo di passaggio e, appunto, non osservavo. Adesso, per esempio, quando faccio l’usuale tragitto che mi porta da via San Marco alla via Osti di porta Romana (la viuzza di pochi metri dove è ora la nuova Biblioteca Ostinata oggetto di un capitolo del libro), passo per via Carlo Porta, da me prima considerata solo per essere di congiunzione con via Turati, e ammiro sulla destra la Casa delle Rondini della Fondazione Corrente, poi arrivo in via Palestro, rasentando il parco e la Villa Reale, percorrendola  fino ad arrivare in corso Venezia; da lì svolto dopo pochi metri a sinistra in via Serbelloni e, al n civico 10 ammiro l’Orecchio di Wildt (dal nome dell’architetto autore) incastonato in una nicchia accanto al portone del palazzo noto come “La Cà de l’Oreggia”, per poi proseguire nel "Quadrilatero del Silenzio", dando uno sguardo allo scorcio di giardino di villa Necchi, e oltrepassando via Mozart, via Vivaio e c.so Monforte, in via Conservatorio, e lì non guardo più solo il Conservatorio di musica Giuseppe Verdi perché Gaccione mi porta a considerare con maggiore attenzione – a osservare, ripeto - la Chiesa di Santa Maria della Passione nella sua monumentale bellezza e imponenza, ricordando che contiene, oltre agli affreschi del Bergognone nella Sala Capitolare, quel capolavoro dell’Ultima Cena di Gaudenzio Ferrari, opera precedente e meno nota dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie. 

 

3.  Molto interessante e suggestivo è anche il capitoletto sulle abbazie fuori porta, da Viboldone a Chiaravalle. Per non parlare dell’abbazia di Mirasole, che se si incappa in una giornata di sole lo spettacolo, come suggerisce il titolo, è ammirevole e struggente. Anche in questo caso apprendiamo che non si presta attenzione a ciò che si ha a pochi passi da casa, finendo per ignorare beni di grande importanza che non si sono mai visti e visitati e che si trovano a un rito di schioppo dal centro di Milano.

 

4.  Un’altra cosa che vorrei sottolineare di questo libro è la passione e il senso civico  “per l’eleganza pubblica e la comodità privata”, come da massima presente in molti palazzi storici nobiliari di Milano, e in particolare quel motto inciso sull’archivolto del palazzo Castani in piazza San Sepolcro “Elegantiae publicae commoditati privatae”. Conosco Angelo Gaccione come scrittore di impegno civile e anche qui, parlando di Milano e delle sue bellezze, non si smentisce. Mi ha colpito in proposito questa profonda e suggestiva frase (p. 59):  L’eleganza come rispetto per la dignità pubblica, collettiva; la bellezza come armonia e decoro civile di cui la comunità intera deve usufruire per diventare migliore e riconoscersi degna della sua umanità. Come non dargli ragione, è proprio questa filosofia che ha permesso a interi agglomerati cittadini di ereditare un patrimonio architettonico che ancora ci affascina.

 

5. A pag. 111 ho trovato descritto in modo straordinariamente efficace lo straniamento che la nuova civiltà digitale e multimediale, fondata sull’immagine da smartphone e costruita più sull’audiovisivo che sulla lettura di buoni libri, esercita sui più: “Se salite su un vagone della metropolitana, su un tram, un autobus, un filobus, non vedete che teste reclinate su telefonini e smartphone tutte intente e perse sui display. La velocità dei pollici con cui digitano e compongono numeri e lettere sulle tastiere è impressionante; la mutazione degli arti superiori dell’homo abilis è iniziata: si perde in capacità prensile ma si acquista in quella digitatoria. Intorno può accadere qualunque cosa perché nessuno ci fa caso: intenti a mandare messaggi su WhatsApp e a “postare” su Facebook e Instagram, persi nei meandri di Internet, non ci accorgiamo di nulla”. Ebbene, anch’io penso che l’ignoranza di molte cose della nostra meravigliosa Milano è dovuto a questo, alla mancanza di attenzione per la vita reale, alla mancanza di silenzio, che solo consente raccoglimento e riflessione.  

 

6. Non si può non dire qualcosa del meraviglioso finale del libro, il capitolo “Campane e campanili”, i quali si concatenano uno all’altro – ed è bellissimo ripassarli tutti, compresi quelli fuori porta fino a Pero e Rho, nell’attenta rassegna che ne fa l’Autore  -  in un crescente tripudio sonoro di 85 campane che si svegliano, si animano  e zittiscono ogni rumore cittadino e anche la voce dei tanti che si chiedono, nelle strade e affacciandosi alle finestre, che cosa stia succedendo e di quale grandiosa festa si possa trattare. Si tratta in verità di Milano, della nostra “Milano generosa e impietosa; altruista e indifferente; ribelle e  moderata, poetica e desolata; opulenta e derelitta; scandalosamente bella e ignominiosamente oscena; luminosa e grigia; vitale e malata; integra e corrotta, devota e farisea; ironica e ferita; colta e insipiente; spalancata e segreta, allegra e malinconica” che alla fine prende voce – la voce dei suoi campanili - e sovrasta nella sua bellezza, ora anche sonora, ogni  altro rumore, ogni possibilità di parola, in un fenomeno paranormale e unico di cui parlerà tutto il mondo.

 Milano, 4 novembre 2023
 avv. Giovanni Bonomo

  


10/17/2023

ATEI DEVOTI si nasce o si diventa?

In più scritti ho affrontato lo scomodo argomento della religione in tutte le sue forme e confessioni, indagando sulle origini e presentando vari libri di storici ed esegeti biblici, soprattutto per quanto riguarda il nostro Cristianesimo. 

Sotto il profilo etico ho sempre sostenuto che ogni credo religioso è un firewall alla conoscenza, che dove c’è fede c’è violenza e che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di alcuna religione. Internet è pieno dei miei scritti sul tema (anche cercando alla voce Centro Culturale Candide) e i quattro brevi saggi che riporto in calce sono significativi del (pur non esaurienti il) mio pensiero.   

Più volte mi è stato detto da qualcuno che anche gli atei sono in realtà credenti perché credono nell’ateismo. Ma l’ateismo è negazione della religione come antitetica al PENSARE, non certo una credenza: credere in che cosa se non nel libero e critico pensiero e in nessuna verità di comodo o rivelata? 

Il credente spesso si ispira a sofismi senza però avere né le basi concettuali né culturali per contrastare ciò che va da sé per logica. Questo avviene perché la maggior parte dei credenti sono ipocriti e atei a metà, o “atei devoti”, vale a dire convinti, pur non credendo più in alcuna favola o favoletta, dell'efficacia storica e della funzione socio-economica della religione, della sua importanza nel campo della morale, perché detta regole pratiche di comportamento ai più e i doveri di sottomissione a chi governa, anche se non più capo spirituale e politico in uno come ai tempi del cesaropapismo. 

Del resto sarebbe assurda e contraddittoria una morale solo teorica e non destinata alla concretezza dei comportamenti personali e sociali. Nella Critica della Ragion Pratica e nella della Critica del Giudizio, Immanuel Kant, il noto filosofo  esponente dell’Illuminismo tedesco, sostiene che ogni falsa dottrina vada giudicata nei suoi effetti pratici, e che pure nel campo della ragion pura, quello specifico della metafisica, si possa prescindere dall’esistenza di dio, il quale serve solo come postulato per ogni fuffa teologica dell’essere. 

In poche parole non dobbiamo fermarci con analisi teoriche, inconcludenti, inutili, sulla esistenza o inesistenza di un dio con la pretesa di definire la realtà dell'ESSERE, di cui a nessuno importa niente, e che ha prodotto migliaia di dei e religioni diverse. Le discussioni sull’esistenza di un qualsiasi dio sono care solo agli imbroglioni, per creare nuove sette con i suoi adepti. 

Dobbiamo invece discutere e dibattere di altro, del dover essere, della ragion pratica, della deontologia, non dell'ontologia. E, secondo la prospettiva del giurista, dobbiamo discutere solo del diritto posto, depurato da ogni legame con nozioni morali, politiche e sociologiche, almeno secondo Hans Kelsen (in “La dottrina pura del diritto”).  

L’ateo devoto è un obbediente, non un religioso (termine che almeno in origine ha un significato positivo), un credente nell’essere come verità indiscutibile anziché nel dover essere. Sono atei devoti, a parte una piccola massa di devoti puri esaltati, bigotti e deviati mentali o integralisti o malati mentali volontari, gli indifferenti e obbedienti, privi di curiosità intellettuale nell’indagare la vera realtà in cui viviamo, privi impegno civile e di libero e critico pensiero. Ne è riprova il fatto che anche chi si ritiene credente - quindi tutti i credenti - credono ognuno a cose diverse, ad un dio molto personale e interpretato diversamente dagli altri (“non vado in chiesa ma credo”), ci vedono quello che ci vogliono vedere, così ogni credo religioso va bene per tutti. 

Milano, 17.10.2023
          Avv. Giovanni Bonomo

 

https://avvbonomo.blogspot.com/2018/09/lettera-aperta-ai-credenti-perche-in.html

https://avvbonomo.blogspot.com/2020/07/la-malafede-che-cosa-significa-essere.html

https://avvbonomo.blogspot.com/2023/03/riflessioni-su-civilta-laicita-e-pace.html

https://avvbonomo.blogspot.com/2022/03/la-storia-non-ci-insegna-niente-note.html

  


 

10/02/2023

“Ciao Giovanni, …”

 

“Ciao Giovanni, …” non ho mai capito se tale incipit, all’inizio di un messaggio a me diretto, sia espressione di una recondita antipatia, non sapendo proprio trovarne il senso, specialmente quando tale “saluto” avviene nel corso di una conversazione già iniziata.

 Mi ostino a pensare il meno peggio nell’uso della lingua italiana pure a mio discapito - non facendo piacere a nessuno essere antipatico - perché tale “introduzione” mi arriva pure da colleghi avvocati e  insospettabili amici… Sarà che tale è la mia attenzione per il buon uso dell’italiano e lo stile di comunicazione, che sono costretto a ipotizzare il recondito astio piuttosto che ricredermi sullo spessore intellettuale dell’interlocutore. 

Qualcuno mi dirà che esagero, che il fastidio che sento da tale inutile incipit è eccessivo… , ma come si fa, mi chiedo, a iniziare così un messaggio salutando, quando il saluto non ha senso perchè la conversazione è già iniziata? Non si tratta di una moda di comunicazione – tema affrontato nella serie di mie videonote “Modi e mode della comunicazione” – perché qui si tratta di stile. Per trovare un senso a tale inutile introduzione si è costretti a indagare nella sfera sentimentale di chi scrive deducendone un messaggio scritto controvoglia, perché uno schietto e sincero messaggio non richiede alcunché al di fuori dell’oggetto e del contenuto del messaggio stesso. 

Mi avete mai sentito o avete mai letto un mio messaggio che inizia con un “Ciao XXXYYY…” ? si possono trovare miei messaggi che iniziano con  “Come stai XXXYYY…, “Caro XXXYYY, …”, oppure un più formale “Buon giorno XXXYYY, …” ma il più delle volte senza alcun inutile saluto, venendo subito al sodo e al contenuto di ciò che voglio comunicare. 

Milano, 9. 5.2021,
         Giovanni Bonomo



 

 

10/01/2023

L’era dell’invidia social(e)

         Stavo discutendo con il mio socio qui a Dubai sull’invidia sociale che c’è in Italia, sulla quale anche Briatore si è espresso in più di un’intervista. Ormai i  social network accompagnano le nostre giornate e, dalla mattina alla sera, la nostra vita è scandita da notifiche di foto e video che mostrano piccole parti della vita di altri. Essendo io social da quando praticamente esiste Facebook, dell’invidia non mi sono mai occupato non dico dal punto di vista sociologico (l’argomento richiederebbe un trattato magari dal titolo “fenomenologia dell’invidia”) ma nemmeno sotto il profilo mentale di rendermene conto, continuando per svariati anni la mia attività, collaterale alla professione di avvocato, di promotore culturale e blogger, di organizzatore di eventi e presentazioni di scrittori e artisti nel mio salotto Centro Culturale Candide, aperto alla frequentazione di tutti, come di fatto avveniva spesso da parte di numerosi non invitati.  

Per me la condivisione era ed è l’essenza del progresso civile, dell’avanzamento scientifico e culturale, al quale l’unione di più intelligenze può portare ancor più velocemente - nella nostra era tecnologica e di “cosmocronia”, come direbbe Paolo Gila (mi sia infatti consentito citare il suo pregevole saggio da poco uscito) -  che il contributo personale di singoli pensatori o scienziati (i grandi geni del passato forse non nasceranno più), delle loro formidabili intuizioni che si traducevano poi in rivoluzionarie scoperte, spesso anticipate da filosofi e pure da romanzieri visionari come Jules Verne. 

Il fatto poi che la condivisione sia divenuta da comportamentale a strutturale, con la nascita della tecnologia di registro distribuito e della Blockchain, mi ha confermato che il principio e l’etica di “condividere per progredire” siano alla base di qualcosa che ancora ci sfugge dell’essenza stessa dell’intero universo: pensiamo anche all’affasciante e ancora inesplorato fenomeno dell’Entanglement, che rimanda necessariamente, per potersi almeno logicamente spiegare, ad un sistema a matrice strutturato  a nodi e blocchi a catena. D’altra parte la conferma che il contributo di più intelligenze sia virtuoso era già, in campo informatico, nel fenomeno dell’Open Source e in tutte le sue successive virtuose applicazioni. 

Tornando all’invidia e al significato di queste mie brevi note, stavo riflettendo sul fatto che ciò che provoca il sentimento negativo dell’invidia non è tanto il tuo denaro e ciò che possiedi, il fatto che giri con la Bentley in Dubai o che sei alloggiato nella panoramica [[censurato dal mio socio per ragioni di privacy]] in Business Bay, anche perché l’invidioso potrebbe già avere tutto questo e ancora di più. Ciò che causa l’invidia è piuttosto la tua essenza, il tuo modo di essere, la tua energia, ciò che sai fare bene e lui no, il tuo stile nell’agire e nello scrivere, il tuo coraggio nell’affrontare argomenti scomodi, la tua classe, i tuoi talenti, la tua aurea, il tuo amore filiale verso i genitori (come li hai onorati e celebrati in vita e dopo), le tue relazioni e le tue nuove conoscenze che lui non può avere.

Anche il modo in cui tu gestisci i tuoi valori (magari di destra saldamente ancorati su princìpi di sinistra) nella vita, la tua estrema trasparenza anche sui social perché non ha niente da nascondere, può provocare l’invidia, il tuo essere spiritualmente sano senza credere, le cose che ti fanno risplendere come persona, come smart working lawyer e ora anche come imprenditore digitale internazionalmente orientato, e che nessuno potrà mai spegnere né offuscare con maldicenze o subdole diffamazioni in cui l’invidia spesso si manifesta. 

Ciò che è veramente insopportabile dall’invidioso e che gli farà rodere il fegato fino alla morte sono queste tue cose anche intime e personali, la tua essenza dicevo, quella luce che proviene dal tuo essere e che lui non potrà mai copiare né imitare. 

Dubai, 1.10.2023
         Giovanni F
F Bonomo




9/04/2023

Funerali religiosi e funerali laici

 Non ho fatto succedere alla compianta e coltissima madre Lorenza Franco ciò che è successo al magistrato Luigi Tosti, di cui riporto di seguito il post su Facebook per il fratello appena scomparso, a cui vanno le mie condoglianze e la mia solidarietà. Così non lo farò succedere a me stesso.

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid02ZJAeAs9dwLTjxvAdtXy8kVyXvrpASqjHqX7fVrF5Jg4ycBGZvWWJX9Hpy7wHmLSsl&id=100001603761737

Ho cioè usato il riguardo di non vilipendere i suoi convincimenti di libero pensiero con un funerale religioso, celebrando i funerali laici il 13 agosto 2021 presso il cortile della sua abitazione milanese di via San Marco 14 in presenza dei suoi amici ed estimatori, più numerosi dei parenti, con la declamazione di alcune sue poesie e di un mio ultimo saluto. 

Il mio ricordo di Lorenza Franco nel mio blog personale è stato poi ripreso dalla rivista di arte e cultura Odissea.

A mia madre, spiritualmente sana e quindi atea, da me sempre celebrata e onorata in vita pure nel mio salotto filosofico e letterario, devo, ancor più che a mio padre per gli insegnamenti di diritto, l’amore per la ricerca, per il libero e critico pensiero, per l’elevazione morale sana al di sopra di qualsiasi ideologia e in particolare religione, all’origine sempre di divisioni, odio e guerre nel mondo. Ho ricordato nell’occasione alcuni martiri di libero pensiero e vera spiritualità massacrati dalla Chiesa, che niente ha di spirituale ma solo di palesemente criminale .

Ne ho fatto le spese, in questo Stato di finti religiosi e laici devoti, sia professionalmente sia socialmente, non avendo mai avuto il mio Centro Culturale Candide quella diffusione e notorietà che avrebbe meritato. Ma, del resto, “se un uomo non è disponibile a correre qualche rischio per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla oppure lui che non vale nulla", come disse giustamente Ezra Pound.

E ho sempre combattuto le false verità di comodo, anche bimillenarie, sia professionalmente che culturalmente, mettendo in evidenza che il dubbio e non il dogma è alla base di ogni progresso e avanzamento scientifico.

Milano, 4 settembre 2023

Giovanni FF Bonomo



Lorenza Franco e Angelo Gaccione al Circolo Culturale Giordano Bruno di Milano

3/17/2023

Riflessioni su civiltà, laicità e pace all’alba del terzo millennio per evitare l’apocalisse nucleare

       Il CREDERE anziché il PENSARE è la negativitá perfetta di ogni bene, progresso, crescita civile, un firewall alla conoscenza. E' il cancro della storia, il freno di qualsiasi evoluzione sociale, culturale, cognitiva. 

Che ci piaccia o no il Cristianesimo è il più colossale inganno globale dell’umanità e la chiesa cattolica la peggior congrega di delinquenti falsari.

 

Oltretutto, come ho spiegato con vari autori di libero pensiero da me presentati nel mio salotto Centro Culturale Candide, Gesù Cristo non é che una favola concepita e coniata a partire dal II secolo e portata alla ribalta del mondo da un imperatore del IV secolo, Costantino, che ne intuì lo straordinario potere coercitivo grazie al quale é stato possibile SOTTOMETTERE popoli, paesi e intere civiltá per due millenni. La minaccia della punizione e la sublimazione del sacrificio, ad iniziare da quello di Cristo in croce, della rinuncia e della sofferenza ha fatto della fede cristiana una corsia preferenziale verso la morte di tutto ciò che di buono esiste nell'essere umano, una religione della menzogna insomma che fa vivere male per morire poi sempre male, riferendomi qui alle battaglie per l'eutanasia e contro l'accanimento terapeutico delle associazioni umanitarie di libero pensiero tra le quali - la menziono volentieri essendone un  associato - Exit-Italia.  

La laicità delle istituzioni su cui si regge ogni moderno Stato di diritto e pure, in teoria, la nostra Repubblica, sarebbe stata ad oggi già raggiunta, nonostante l'art. 7 Cost. e i Patti Lateranensi, se l'insegnamento critico e il libero pensiero non fosse stato sostituito dal nozionismo con la catechizzazione delle scuole in continuità con il plagio storico dei riti delle precedenti religioni.

 

La Chiesa cattolica è una grande offesa alla dignitá umana. Tutte le religioni sono un male, non solo quella cristiana, la quale tuttavia ha scritto più pagine delle altre nella storia del mondo sostituendo l'aquila imperiale con la croce; ha avuto più possibilità, rispetto ad altre religioni, di commettere atrocitá, genocidi e stermini.... fino a quando ha potuto, continuando a tenere lo scettro del mondo anche dopo la nascita dei moderni Stati di diritto, fingendo ravvedimenti (vedasi la richiesta di perdono di papa Giovanni Paolo II) e adeguamenti all'accresciuto livello di consapevolezza, autodeterminazione e rispetto dei diritti umani dell'uomo moderno.

 

Proprio questo è il punto. Se questo cancro istituzionale potesse, tornerebbe al più tenebroso medioevo. Personalmente sono convinto che se ciò accadesse, io come tanti altri finirei sul rogo. Non potendo più fare questo, la Chiesa ancora frena come può ogni progresso, crescita ed evoluzione del mondo occidentale. E' come se il progresso, che per fortuna inevitabilmente avanza, fosse un maratoneta con una palla di ferro al piede, la religione. Ecco perché io non rispetto chi crede invece di pensare. Il buddismo o il taoismo hanno mai arrecato danni ad alcuno? Non mi pare...  e allora, pur ritenendo che in tutti i casi le religioni distolgano l'uomo dal suo cammino verso l'illuminazione, sono propenso a rispettarli. Il cattolicesimo no. Non lo rispetto perché non ha mai rispettato l'umanità.

 

Vivendo un uno Stato cattolico ancora di fatto, che nemmeno lo sguardo lungo (ma diplomatico) di Cavour è riuscito ad aggiustare, ho strenuamente predicato negli anni, per quello che potevo fare con il mio salotto filosofico e letterario, la laicità e il libero pensiero, l’importanza di pensare anziché di credere, per il progresso della civiltà e per il recupero della profonda tradizione di pensiero dell’antica cultura greco-romana distrutta dal Cristianesimo.  

 

Il libro della  giornalista e storica Catherine Nixey, Nel nome della croce. La distruzione cristiana del mondo classico, da me recensito, ci guida nel percorso attraverso le distruzioni cristiane, offrendoci un libro coraggioso, che scuote le coscienze, tramite una prosa serrata, incalzante e avvincente, raccontando il trionfo di crudeltà, violenze, dogmatismo e fanatismo che contraddistingue ogni religione.

 

In più scritti ho messo in rilievo il sistema criminale dell’industria bellica sostenuto dall’apparato militare-industriale.  Il recente mio intervento in occasione della presentazione del saggio di Angelo Gaccione NO WAR. Scritti contro la guerra”, quale relatore inserito tra le testimonianze, ha riguardato il contesto normativo dell’industria bellica, che si radica paradossalmente su dichiarazioni di principio e di regole umanitarie da adottare nel contesto di una guerra “corretta” e “rispettosa” dei diritti umani… che compongono quel “diritto internazionale umanitario”, già “diritto dei conflitti armati”, che è solo una colossale ipocrisia. 

Bisogna mettere la guerra fuori dalla storia se non si vuole la fine del genere umano e di ogni forma di vita nell’orbe terracqueo, All’alba del terzo millennio, che può segnare un salto quantico di consapevolezza e intelligenza grazie alla tecnologia digitale e all’Intelligenza Artificiale, sarebbe assurdo degenerare nell’apocalisse nucleare e nell’annientamento globale, l’atto finale conseguenza del credere anziché pensare. 

Non possiamo più tollerare che ci siano guerre nel terzo millennio dell’umanità. Noi non vogliamo la fine della storia dell’uomo e di quanto il genio umano, quando più pensa e meno crede, ha prodotto di meraviglioso in ogni campo di secolo in secolo, dalle arti alle scienze, dalla letteratura alla poesia. 

Giovanni Bonomo #axteismo #GlobalDisarmament 

O SI PENSA O SI CREDE