4/19/2019

La paura del laico. I "nemici" di Dio sono più onesti e coraggiosi dei suoi amici.


I gravi ultimi fatti di fanatismo religioso pure all'inizio del terzo millennio mi inducono ad una riflessione rievocando quanto dissi a più riprese durante alcune presentazioni di libri e autori nel mio Centro Culturale Candide. In particolare richiamo quella presentazione del filosofo e scrittore Roberto Escobar, nel novembre del 2010, in occasione della pubblicazione del suo libro intitolato "La paura del laico", Il Mulino ed. 2010.

Oltre agli episodi ultimi di terrorismo mi obbligano a scrivere queste note anche alcuni ragionamenti arrivatimi via email, di poco precedenti all'ultima strage di matrice islamica, da parte di artisti e intellettuali con cui sono in contatto a proposito dell' "ateismo".

Si tratta dell'addebito, se così si può chiamare, di "ateismo militante" che mi sono sentito rivolgere fino alla nausea e del presunto dogmatismo, o della asserita intolleranza, degli atei in generale. Non nascondo che tale addebito a me è sempre suonato, ascoltando il credente (di qualsiasi delle tre religioni abramitiche), come sentire Totò Riina accusare qualcuno di essere un assassino. Comunque, nel bene o nel male, avevo fatto diventare, soprattutto in esito alla presentazione di quel libro, il termine "ateismo" un argomento di conversazione nei miei rapporti con amici e conoscenti, nonostante io abbia più volte precisato che si tratta di un termine da me non amato anche se poi costretto a usarlo [1].

Ma quando tale critica proviene da nomi di spicco del giornalismo allora è doveroso un chiarimento. Soprattutto quando capita di leggere l'articolo di Eugenio Scalfari , su L'Espresso, dal titolo "Atei militanti ecco perché sbagliate" [2].

Mi sono non poco stupito della povertà contenutistica di tale articolo scritto da un ex ateo che ora attacca gli atei: il vecchio Scalfari dà l'idea di non riuscire a tenere a freno la paura della morte e come tutti coloro che durante la loro vita si sono proclamati atei senza esserlo, perché in verità laici devoti, si rivela finalmente per ciò che era, vale a dire un finto ateo che su un aereo che cade si raccomanda a Dio.

Un capolavoro di incoerenza, tale articolo, che inizia con l'assurda premessa secondo la quale i religiosi, nel loro assolutismo, sono sostanzialmente "cauti" mentre gli atei invece sono "poco tolleranti", finisce con la dichiarazione, o meglio ammissione, che  sono i religiosi a insanguinare il pianeta a causa del loro assolutismo: "Nel caso della nostra storia millenaria il mondo è stato spesso insanguinato da guerre di religione". Ah, ecco...

Non mancano ovviamente le risposte di vari nomi di spicco, che potete trovare nel Web, tra le quali segnalo quella di Angelo Cannatà su MicroMega, il quale si illude che Scalfari possa spiegare ai lettori, che meritano un chiarimento, la contraddizione: "(...) L'ateismo è una cosa seria, per Nietzsche 'l'atto più ricco di una bimillenaria educazione alla verità imposta e calata dall'alto'. Io temo di vederti cadere, Eugenio, nei compromessi - e nei tormenti - dell'ultimo Voltaire di cui parli in Alla ricerca della morale perduta. I lettori meritano un chiarimento"[3].

Ma sarebbe come chiedere - se tale è la non rassegnazione di un uomo di cultura e noto giornalista alla finitezza dell'esistenza - a chi si mette a pregare su un aereo che cade perché lo fa. Eppure avevo già affrontato la questione della psicosi collettiva e dei costi della religione nel nostro Paese, illudendomi che, chi non vuole affrontare la questione sotto il profilo morale e razionale, potesse comprenderne almeno gli aspetti di presunta "utilità" [4].

Insomma, mancando argomenti razionali, l'ultimo modo di difendere la religione è di essenzialmente attaccare l'ateismo come un'altra religione: è intollerante, è dogmatico, è arrogante. E Scalfari non fa che ripercorrere tale corrente di pensiero, la quale aveva già ottenuto significative risposte da più parti: la più sonora e ridicolizzante è quella di Sam Harris che trovante nel Web [5].

Ora, tornando al nostro autore Escobar, vi sarebbe da chiedersi ancora, a distanza di 7 anni, quali sono le conseguenze della deriva religiosa, ancora in atto sia in politica che in una parte della intellighentia, per le nostre libertà civili.

Come in ogni guerra anche in questa attuale contro il fondamentalismo islamico ci sono vittime ulteriori rispetto a quelle dei cittadini che vediamo inerti e massacrati sulla rambla di Barcellona: siamo noi. Chiusi nella miseria dell'odio, ci lasciamo convincere a rinunciare ai nostri stessi diritti civili, senza agire, perché tanto possiamo sfogare il risentimento e il nostro "coraggio" da leoni da tastiera su Facebook. Di questo oggi dovremmo aver paura ancor più dell'altro che ci "invade".

Chi non crede nel trascendente o in Dio non è affatto uno che non crede in nulla, caro Scalfari, e cari credenti con lui concordi che mi accusate di intolleranza. Al contrario. Il laico, l' "ateo", è padrone delle proprie idee e può risponderne in coscienza, perché non contempla alcuna ricompensa nell'aldilà.

Contrapponendo il coraggio a un dogma che blandisce la paura, il pensiero laico rappresenta valori di condivisione e di conoscenza. E' da questi valori e dall'uso della ragione che possiamo trovare la forza di opporci all'imposizione di un pensiero unico calato dall'alto - che ora fa uso dei mezzi di distrazione di massa - e di cui beneficiano i soliti pochi ricchi e potenti.
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Giovanni Bonomo - Candide C.C.                                            18 agosto 2017



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[3] "Scalfari, ora devi spiegare ai lettori che cosa pensi degli atei", in MicroMega 31. 7.2017.










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