All’incontro di ieri 6.10.2024 di Filosofia sui Navigli dal titolo "POLEMOS: ineliminabilità della guerra e strategie di pace" con relatore Salvatore Natoli già docente di filosofia teoretica all'Università Bicocca di Milano, abbiamo fatto della teoria sul un tema di scottante e tragica attualità.
Occorreva però chiedersi se la guerra sia ineliminabile, in quanto connaturata alla nostra natura umana e non solo, perché insita in ogni specie, animale e vegetale del creato. Anche l’apparente tranquillità e incantevole pace di un floreale percorso boschivo nasconde, all’interno e nei particolari di ogni animale e pianta, un microuniverso di tormento e lotta per la sopravvivenza che non risparmia nessun “vicino”, come ci ha spiegato il relatore e come già osservava Leopardi nello Zibaldone.
Anche secondo Kant, nessuno di noi tende per natura alla pace; al contrario, nello “stato di natura” siamo inclini alla guerra, spinti da brame di potere e da intenti puramente egoistici.
Ma allora la guerra è ineliminabile? Sì, ma non inevitabile, come ha tenuto a sottolineare Natoli. È evitabile perché è il risultato di decisioni di governo degli Stati, decisioni che possono essere di segno opposto alla guerra. La guerra non è ineluttabile.
Dopo i vari trattati internazionali in seguito alle disastrose conseguenze che le guerre hanno provocato nel mondo, siglati tra gli Stati affinché quelle atrocità non più si ripetessero - e nonostante restino dichiarazioni di principio, come possiamo constatare nell’attuale scenario delle due principali guerre in corso - si ha ora una certa reticenza a bombardare e danneggiare il nemico, risparmiando per quanto possibile obiettivi civili, nella consapevolezza della enorme potenza distruttiva delle armi attuali rispetto a quelle di una volta (per non parlare dell’arma nucleare, in numerose e terrificanti testate sparse per il globo, che può degenerare in una distruzione totale, senza né vincitori né vinti) e per lasciare aperti i canali della diplomazia.
Ma l’attuale scenario con le due principali guerre in corso, ci induce pensare che è sempre tempo di guerra (ineliminabilità della guerra) perché l’aggressività è connaturata alla nostra indole, appartiene alla nostra esistenza e sembra inestirpabile. La difesa della libertà e dei valori di “democrazia occidentale” visti come garanzia di civiltà sono ora lo scudo dietro cui ci trinceriamo permettendo che interessi di natura economica e politica prevalgano sul diritto alla vita. Tolleriamo guerre mascherate da operazioni di pace, anche quando si rivelano conflitti sanguinosi che calpestano ogni diritto umano.
Viviamo in un periodo di cambiamento epocale sotto il profilo dell’analisi storica. Sicuramente è un momento di trasformazione del progetto imperialistico angloamericano di dominio e controllo mondiale (NWO) ma questo non significa ancora una situazione di chiaro declino delle mire degli Stati Uniti ritenendoli prossimi a una sonora sconfitta. I momenti di trasformazione sono molto turbolenti e ritorna sempre utile il monito gramsciano per cui “la crisi consiste proprio nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”.
L’evoluzione dell’umanità è dettata dallo sviluppo dell’intelligenza e del sapere, e a me sembra impossibile un nostro destino così tragico, votato all’autodistruzione. Siamo gli unici essere raziocinanti dotati di tecnologia in questo mondo e possiamo ora ben superare gli istinti primordiali di supremazia e prevaricazione dovuti ancora ad un retaggio genetico scimmiesco. A che cosa è altrimenti dovuto questo nostro lato oscuro che caratterizza la nostra umanità e al tempo stesso la nostra disumanità?
Abbiamo il dono della ragione, che può essere ora amplificata dalla A.I., usiamola! Per tornare al nostro Kant, egli sottolinea anche come la guerra sia un indicatore della imperfezione della cultura dell'uomo e, di contro, la pace duratura, che definisce “perpetua”, sia il miglior indicatore del raggiungimento, da parte dell'uomo, dello stadio di “perfetta cultura”.
Se non si convertono le industrie di armi ci sarà sempre la guerra… Armare tutto ciò che è possibile e moltiplicare le tensioni costituisce il cuore di una vera e propria economia “autosufficiente” di cui fanno parte anche i prezzi dell’energia e delle nuove materie prime. Perché il nuovo capitalismo finanziario vive di mostri.
Sabato 21 settembre 2024 in occasione della Tre giorni per la pace presso il C.I.Q. di via Fabio Massimo n. 19 a Milano, l’attore e regista Silvano Piccardi ha tenuto, insieme ad altri due bravi attori, una lettura teatrale sulla cultura della guerra, dall’antichità fino ai giorni nostri, attraverso la parola dei poeti, da Omero fino ai contemporanei. In quei tre giorni vi è stata una scarsa partecipazione, come sottolinea lo scrittore Angelo Gaccione, da sempre attivo, anche a costo di scendere in piazza incurante di ogni intemperia e dei propri malanni, per manifestare contro la guerra. Perché essere contro la guerra solo a chiacchiere non è vero impegno civile: https://libertariam.blogspot.com/2024/10/contro-la-guerra-chiacchiere-di-angelo.html.
Sulla rivista
ODISSEA da lui diretta si trovano anche i miei scritti contro la guerra https://libertariam.blogspot.com/search?q=Bonomo%20sulla%20guerra per l’impegno civile sul
disarmo globale. Nello scenario attuale e drammatico della guerra tra USA
e Russia (sul terreno ucraino) e di quella ancora più tragica in Medio Oriente
tutti noi dobbiamo impegnarci, a fronte di una possibile e catastrofica terza
guerra mondiale, a diffondere un messaggio di pace, ciascuno come può e a
proprio modo (sui social, su riviste, su blog, via email, nelle chat,
etc.).
Se la guerra è
inevitabile in natura, come ci dice Natoli, nel consorzio umano è sempre
evitabile. Impegniamoci a evitarla. #NoWar #CandideCoin #GlobalDisarmament
Avv. Giovanni Bonomo – Centro
Culturale Candide