7/22/2021

Tutti vogliamo prima comprendere e poi valutare. Tranne il filosofo Galimberti

           Le persone vogliono comprendere. Anche io voglio capire, perché se capisco posso valutare. Del resto questo è il corretto approccio epistemologico nell'analisi di ogni fenomeno. Più volte ho dovuto parlare dell’opposto approccio fideistico creatosi (non solo) in Italia sui vaccini, da ultimo nel recensione a “Il dio vaccino”, di Tiziana Alterio.

  Perché questo approccio fideistico non si comprende proprio, anche se la scrittrice cerca di spiegarlo sotto l’aspetto sociologico. Penso che tutte le forze intellettuali e politiche, contrarie a questo approccio, a prescindere da che cosa pensino sui vaccini e pure se essi si siano o no vaccinati, debbano unirsi per creare un movimento di contestazione contro tale atteggiamento di non pensiero, di non riflessione, di non ragionamento. Aprire un campo di riflessione, in cui rispondere alle seguenti domande, per farne problemi politici, perché di politica si tratta, ma di quella importante e fondativa, ovvero costituzionale.

 Perché non si parla di no-vax, ma di studiosi, medici, epidemiologi, che semplicemente dissentono su tali questioni. Perché la realtà che osserviamo è che la narrazione mainstream è abbastanza irragionevole, piena di punti deboli, di incongruenze, di idee modificate dal giorno alla notte, i cui cambiamenti non vengono mai discussi né spiegati. Per questo mi stupisce - ancor di più della mancanza di spiegazioni da parte del sistema mediatico - il silenzio di intellettuali, giornalisti, giuristi, filosofi sul punto.

 Ma ora almeno interviene il filosofo Umberto Galimberti, e ciò ci tranquillizza rendendoci fiduciosi uditori e spettatori di una risposta, perché la filosofia dovrebbe assumere il ruolo di mostrare le incongruenze all’interno dello stesso monolite scientifico, che mostra, anche in superficie, se studiato, grande pluralismo, grande dibattito, idee divergenti.

 Le domande, dicevo, vengono da sé a chiunque volesse informarsi per comprendere, e sono le seguenti.

1) Il vaccino, da quello che sappiamo, non blocca il contagio e la diffusione del virus. In UK, ad esempio, dove la vaccinazione è diffusa, i contagi sono oltre 35 mila al giorno. Allora perché continuano a dire che vaccinandoci proteggiamo gli altri? Che senso ha quindi accusare chi non vuole vaccinarsi di egoismo, o discriminarlo con una legge?

2) Perché, costringere i 20enni, i 15enni alla vaccinazione? La loro probabilità di complicanze è prossima allo zero. Perché non tenerli fuori dalla vaccinazione e, nella malaugurata ipotesi di sviluppo della malattia, farli immunizzare con la guarigione dopo la terapia domiciliare, facendogli generare una risposta immunitaria naturale?

3) Se i nuovi contagiati, per ora, sono paucisintomatici, perché continuare a basare il trasferimento tra colori di zona sui contagiati e non sui ricoveri, sulle ospedalizzazioni o sulle terapie intensive?

4) Quante terapie intensive sono state fatte in questi ultimi sei mesi? Quanti protocolli di cure sono stati testati e validati, quanti metodi di cure domiciliari sono stati portati avanti, finanziati e diffusi? Fino a quando andremo avanti con la logica del lockdown?

5) Perché sottoporre l'intera popolazione ad una vaccinazione che è ancora in fase sperimentale, di cui non si conoscono gli effetti sul medio e lungo periodo? Tu obblighi le persone indirettamente a vaccinarsi e poi gli fai firmare un foglio in cui liberi lo Stato dalle responsabilità: questo è giuridicamente fondato?

6) Costituzionalmente parlando come può giustificarsi estromettere milioni di persone dalla vita sociale di un paese democratico e per di più per un vaccinazione sperimentale che non impedisce la diffusione del contagio tra le persone vaccinate?

7) Non ci avevano detto che praticare la vaccinazione di massa con i contagi ancora alti avrebbe fatto proliferare la diffusione delle varianti? Non era quello che ci dicevano tutti i virologi? Perché ora nessuno ne parla? Hanno cambiato idea? Su quali base?

8) Fino a dove uno Stato può imporre protocolli sanitari (o di qualsiasi altro genere) che limitino le libertà costituzionali basilari? Fino a dove, e fino a quando? Perché non c'è un dibattito giuridico, filosofico, su queste questioni che interessano i princìpi costituzionali fondativi della nostra Repubblica?

 Sconcertante è che, a fronte di tali domande che vengono da sé o che ci si dovrebbe porre, soprattutto se filosofi, il prof. Umberto Galimberti esordisca, in un’intervista visibile su YouTube, con le affermazioni “i no vax sono pazzi e vanno curati. Se si crede più a Medjugorje che alla scienza, come li si convince?” E inoltre “io sono per l’obbligo: per persuadere una persona è necessario che quella persona sia disposta a mettere in dubbio le proprie convinzioni. I no vax sono strampalati e anti-scientifici che si sentono però un grande club di opposizione, non sono disposti a mettere in gioco per le proprie convinzioni e mettono in pericolo gli altri”. 

Vi sembrano parole degno di un “filosofo”? Alla faccia della scienza, fondata sul dubbio e sul confronto. Scienza alla quale la filosofia è ancillare, almeno da quando il pensiero rinascimentale e poi illuministico ha fondato il SAPERE sulla conoscenza (“episteme”) e sul confronto, per la ricerca della verità contro ogni dogma o indifferenza o assenza di pensiero. 

Sembra che oggi nessuno si faccia più domande, eppure è dalla potenza discreta del domandare che progredisce la conoscenza. Per questo bisogna dissentire, sospettare, distaccarsi quando il discorso si fa troppo compatto e l’entusiasmo osannatore del “vaccino” permea la mente anche dei cosiddetti uomini di cultura. 

Io faccio parte della schiera di coloro – che mi conosce e mi legge lo sa - che scelgono di non vaccinarsi. Costoro non sono tutti fanatici, beceri e ignoranti no-vax o che sottovalutano la gravità della malattia. Si tratta solo di persone consapevoli  del fatto che, come specificato nel bugiardino del farmaco sperimentale e nella liberatoria (che tutti i vaccinandi devono sottoscrivere), siamo in presenza di una terapia genica sperimentale di una tipologia di vaccino totalmente inedita. 

Tale terapia genica preventiva si basa sull'inoculazione di DNA o di RNA messaggero nel corpo umano affinché trasportino alle cellule umane l'informazione genetica per la sintesi delle proteine Spike che, causando l'infezione, stimolano la produzione di anticorpi e quindi l'immunità. Ora non mi addentro in inutili tecnicismi. 

Voglio solo dire che fino ad oggi nessuno si è mai vaccinato in questo modo. La ragione per cui si è deciso di intraprendere una strada del tutto nuova e non ancora adeguatamente sperimentata - e ad effetti ignoti nella lunga durata - è soltanto questa: l'emergenza. In nessun caso, infatti, con la consueta tipologia di vaccini, si sarebbe potuto arrivare in tempo, perché produrli e testarli ne avrebbe richiesto più anni, né si sarebbe potuto produrne su così vasta scala. Ora, premesso tutto ciò - come risulta, lo ripeto, dallo stesso bugiardino e dalla liberatoria - , nessuno è in grado di garantire circa la sicurezza e l'effetto di tali vaccini. 

Appare allora del tutto ragionevole la reticenza a farsi “vaccinare”: è il legittimo e moralmente doveroso comportamento del cittadino informato che tenga in debito conto rischi e benefici e che metta in dubbio i secondi.   

Perché ha informazioni non solo fondamentali, ma biologicamente fondate e obiettivamente veritiere, che tutti, compreso il filosofo Galimberti, dovrebbero avere.

 Milano, 22. 7.2021

Avv. Giovanni Bonomo 

https://youtu.be/wJhPrYd5olk intervista a Umberto Galimberti



 

 

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