Eppure in tanti anni ho
scritto, in vari blog, creando siti (http://www.amiantoeppursimuore.it/), l’ho urlato sui social, in un apposito gruppo (https://www.facebook.com/groups/amiantoeppursimuore),
movimentando opinioni e convegni in difesa della salute pubblica, per il
rispetto e l’applicazione del principio di precauzione a tutela della salute
collettiva e individuale.
Eppure
ogni anno sono più di 100mila i morti d’amianto nel mondo, 15 mila in Europa,
più di 4mila in Italia senza contare tutti morti per gli incidenti sul lavoro.
Eppure la paventata pandemia da Coronavirus mette in movimento tutta una serie di misure economiche e di controllo sociale che i morti da lavoro, da malattie professionali, e da più gravi inquinamenti, non riescono a fare.
Eppure la paventata pandemia da Coronavirus mette in movimento tutta una serie di misure economiche e di controllo sociale che i morti da lavoro, da malattie professionali, e da più gravi inquinamenti, non riescono a fare.
Eppure i pochi decessi
che ha causato e sta causando sono nulla rispetto agli ottomila morti per
influenza che si registrano ogni anno in Italia, senza parlare dei milioni che
muoiono nel mondo.
Eppur si muore, di altre cose più gravi e da me sempre denunciate. Ma la gente ha
ritrovato solo adesso la paura
enorme di morire, quella atavica, millenaria paura che ha portato all’invenzione
delle religioni. Ognuno di noi porta dentro di sé questa paura, ma vive
comunque come se la morte non esistesse, con errori alimentari gravi, fumando,
bevendo, fregandosene della salute propria e altrui.
Stranamente tutti consapevoli
ora della finitezza della nostra esistenza. è
bastato questo nuovo virus a rendere incombente un evento ineluttabile che noi rimandiamo
a un futuro remoto, a cui non pensiamo. Una ritrovata consapevolezza che si
unisce a un’informazione ipertrofica che ci perseguita in ogni momento della
giornata, con la radio, con la TV, con i social, che continua a sottacere ben
altre minacce ambientali e ben altre malattie, queste sì letali.
è una terribile notizia quella di una nostra possibile
fine, ma non sapevamo già prima di essere mortali?
Pensando al noto romanzo La Peste,
di Albert Camus, mi prefiguro anch’io la catastrofe, il nostro amato paese
Italia isolato, come quell’intera città nel racconto, da un cordone sanitario
dal resto del mondo, incapace di fermare la pestilenza, diventando il
palcoscenico di un esperimento per le passioni di un'umanità al limite tra
disgregazione e solidarietà.
Conta ora la capacità di ciascuno di noi di
farsi promotore di un cambiamento e di una resistenza, per l’amor proprio, della
nostra patria, della nostra intelligenza, a fronte di provvedimenti eccessivi o
assurdi. Perché il male presente nel mondo viene quasi sempre dall'ignoranza, e
la buona volontà, se non è illuminata, può fare altrettanti danni della
malvagità e del menefreghismo.
Avv. Giovanni Bonomo – Candide C.C.
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