4/30/2022

Non possiamo ignorare Assange e il #dirittodisapere

Il 3 maggio è la giornata mondiale della libertà di stampa: il fondatore di Wikileaks è in prigione a Londra. Una ferita a chi ha reso note notizie fondate e documentate.

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamava il 3 maggio come Giornata mondiale della libertà di stampa, nota anche come “Giornata mondiale della stampa”, per evidenziare l'importanza della libertà di stampa e ricordare ai governi il loro dovere di sostenere e far rispettare la libertà di espressione sancita dall'Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. E il 3 maggio di quest’anno 2022, in cui è iniziato un inaspettato, incredibile e devastante conflitto tra la Russia e gli Stati Uniti, giocato sul campo di battaglia dell’Ucraina a discapito dell’Europa, è alle porte.

Quanto mai attuali sono ora le parole del Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli pronunciate sul finire dell’anno scorso circa lo scenario inquietante sul fronte dei diritti umani rappresentato dal caso di Julian Assange, sulle modalità di detenzione, sull’accanimento giudiziario per una condanna che non avrebbe mai dovuto esserci.

Una condanna che è già in atto prima di una sentenza, dato che il fondatore di Wikileaks è attualmente ancora in arresto e in prigione a Londra per aver contribuito a diffondere documenti riservati su crimini di guerra commessi dalle forze statunitensi in Iraq e in Afghanistan, vale a dire per aver rivelato notizie fondate e documentate, quindi per aver esercitato il proprio diritto (e dovere) di giornalista!

Il rischio dell’estradizione

Qualora la segretaria agli Affari Interni britannica Priti Patel approvasse – con una decisione attesa entro il 18 maggio p.v.  l’ordine di estradizione, già emanato dalla Magistrates’ Court nei confronti di Julian Assange, vi sarebbe un allarmante precedente per i giornalisti e i pubblicisti di tutto il mondo, per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, per il #dirittodisapere che cosa fanno i governi di nascosto invece che con provvedimenti pubblici, in spregio ai principi di democrazia occidentale che essi dovrebbero propugnare.

Dopo aver letto il disperato appello della consorte Stellas Morris durante il Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia del 9 aprile di quest’anno, tutti noi liberi cittadini, non solo avvocati e giornalisti, dobbiamo unirci alle tante voci delle associazioni internazionali per la libertà di stampa e per i diritti umani, ai tanti intellettuali, uomini di cultura, personaggi dello spettacolo ed editori indipendenti che hanno sottoscritto il documento in difesa di Assange pubblicato anche sul sito dell’International Federetion of Journalists.

Un diritto fondamentale violato

Non dimentichiamo il ruolo fondamentale del giornalismo di inchiesta e dei c.d. whistleblower nel disvelare scandali, nel sollevare importanti dibattiti su temi di interesse pubblico, consentendo ai cittadini di essere informati, di poter sapere, di esercitare un diritto che è anche un fondamentale principio di garanzia democratica degli Stati di diritto.

Riprendendo le parole di Stella Morris pongo anch’io la stessa domanda: se i giornalisti che ora riprendono e documentano ciò che sta accadendo in Ucraina, che hanno già documentato quello che accadeva in Siria, subissero le stesse accuse, le stesse persecuzioni e privazioni di libertà di documentare e informare, noi resteremmo indifferenti? No! Allora dobbiamo prendere a cuore il caso Assange, dimostrando di non avere paura, di non farci intimorire, perché denunciare anche i crimini di Stato è un diritto e anche un dovere, fondamentale garanzia di democrazia.

Pure il sottoscritto fa ora parte, con questo mio appello e grido di protesta, dei tanti giornalisti, associazioni, media e testate indipendenti che sostengono Julian Assange e WikiLeaks, in difesa delle libertà di espressione nell’interesse di tutti. 

Milano, 30 aprile 2022
avv. Giovanni Bonomo