Internet
sta diventando un sistema operativo sociale ad accesso universale e
tendenzialmente wireless. Come tale richiede una regolamentazione che
assicuri una qualità di servizio garantita a tutti e tramite le risorse
frequenziali più efficienti. E la priorità non deve essere tanto la velocità o
la “banda larga”, quanto la permanenza, la pervasività e la sicurezza.
Nella mia intervista
su Diritto 24 ho accennato all’evoluzione
di Internet e dei servizi diffusi, che già coinvolgono dispositivi,
persone, processi e dati. “Internet of Everything” ho detto, parafrasando la
più nota espressione di Internet of
Things. È chiaro che tutto ciò richiede regole, perché se la Rete è nata
come infrastruttura neutrale e anarchica, ora è diventata un’istituzione di
mercato con accesso potenzialmente universale.
Sotto il profilo economico Internet, per
le sue caratteristiche di ubiquità, permanenza e assenza di costi, è diventata una piattaforma di scambi
multilaterali, produttiva di esternalità informative sia positive, come i servizi a valore aggiunto e l’interoperabilità delle reti di
comunicazione elettronica, sia negative, come quelle dell’affollamento di
traffico e dei contenuti spazzatura.
In questa situazione di continuo aumento dei
servizi offerti ogni ideologia di network
neutrality sulla neutralità della Rete non paga: Internet sta diventando un
sistema operativo sociale ad accesso
universale. Come sono stati riconosciuti prima la radio e poi la
televisione con i loro servizi di pubblico interesse, così anche Internet dovrà
essere riconosciuta e regolamentata come medium
istituzionale universale, di accesso tendenzialmente wireless, con una qualità di servizio garantita a tutti e tramite
le risorse frequenziali più efficienti. E la priorità non deve essere tanto la
velocità o la “banda larga”, quanto la permanenza,
la pervasività e la sicurezza.
Nel futuro scenario del Web 4.0, in un
mondo che evolve verso un’ineluttabile
convergenza delle piattaforme e un’unità
funzionale dei servizi, sarà necessario ripensare allo stesso concetto di media audiovisivi, e affrontare gli
aspetti regolatori dell’integrazione tra TV digitale, Internet e reti
radiomobili.
Ma già la nostra Autorità per le Garanzie
nelle Comunicazioni ha stabilito un programma di studio e ricerca “Servizi e
Contenuti per le reti di Nuova Generazione (SCREEN)” insieme a istituzioni
universitarie ed enti pubblici di ricerca, al fine di approfondire i possibili
scenari evolutivi della Rete e studiare forme di regolamentazione idonee ad
assicurare il crescente sviluppo delle infrastrutture di comunicazione. I 7
obiettivi posti a base della regolamentazione nella Digital Agenda sono: 1. Mercato unico globale; 2. Interoperabilità e standard; 3. Fiducia e sicurezza; 4. Accesso veloce e ultraveloce; 5. Ricerca e innovazione; 6. Alfabetizzazione e inclusione digitale;
7. Servizi digitali pubblici.
Consideriamo poi che l’economia di
Internet è caratterizzata dalla continua ricerca di modelli di business innovativi rispetto ai media tradizionali. Google, prima di Facebook, rappresenta senz’altro il più significativo esempio di
successo nella ricerca di modelli di ricavi in un mondo che fa della gratuità dei servizi per l’utente finale
una delle caratteristiche distintive. Se rende quindi utile, se non necessaria,
per una compiuta regolamentazione, un’attenta analisi delle tendenze dei mercati individuando le principali
caratteristiche e le implicazioni concorrenziali.
Avv. Giovanni Bonomo - Candide C.C.
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