5/14/2022

Costituzione e guerra

    Quale altra soluzione se non il disarmo unilaterale, globale e incondizionato?

A fronte delle immagini e dei report giornalistici radiotelevisivi che quotidianamente ci aggiornano e sconcertano  su questo tragico conflitto, su questa tragedia umanitaria che affligge la popolazione ucraina e non solo, viene spontanea la domanda se oggi, agli albori del terzo millennio della storia dell’umanità, ci possiamo ancora non rendere conto delle lezioni del passato, delle tragedie della storia che abbiamo giurato di mai più ripetere fino a sciverlo a futura memoria nelle Carte costituzionali e nei trattati internazionali.

Benché tutti sappiamo che l’armonica convivenza tra gli uomini si regga sul principio pacifista, dobbiamo constatare che tale principio, in politica internazionale, viene più proclamato che attuato, anzi viene di fatto abiurato.

Ma questo vale, purtroppo, anche per le proclamazioni scritte, che lasciano sempre uno spiraglio belligerante che tradisce il principio. Anche l’art. 11 della nostra Costituzione, ispirato al principio pacifista, reso evidente dall’espressione «ripudia la guerra», non esclude in modo assoluto l’entrata dell’Italia in guerra, sol che si legga l’art. 78. Ecco perché tale art. 11 lascia impregiudicato, al di là della sacra difesa dello Stato, la partecipazione ad una guerra altrui se ciò derivi dalle «limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni».

Solo una lettura conforme al diritto internazionale permette di chiarire che cosa si intenda per «guerra difensiva», alla luce del fatto che il diritto internazionale riconosce il diritto di legittima difesa individuale e collettiva, e che la nostra Costituzione conferisce un rango gerarchico superiore alla legge ordinaria (e quindi un limite all’esercizio del potere esecutivo e di quello legislativo), tanto al diritto internazionale generale all’art. 10, quanto ai trattati internazionali, richiamati dall’art. 117. Ci troviamo in una situazione in cui la legalità costituzionale è strettamente correlata al rispetto del diritto internazionale.

Viene in gioco, in particolare, l’art. 51 della Carta delle nazioni Unite, che prevede il « diritto naturale di autotuela individuale e collettiva nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Paese membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale».

Questo è valido anche per le costituzioni degli altri Stai aderenti alla NATO. Si spiega perché, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, tali Paesi aderenti, tra cui l’Italia e l’Unione Europea, hanno stabilito di fornire armi alle forze armate ucraine.

Con D.L n. 14 del 25 febbraio scorso, il nostro Governo ha autorizzato l’invio all’Ucraina di mezzi e materiali militari non letali di protezione, salvo poi, con altro D.L. del 16 febbraio, due giorni dopo, omettere la precisazioni «non letali » alla previsione di cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorià governative dell’Ucraina. Successivamente, il 1° marzo, la Camera e il Senato hanno approvato due risoluzioni gemelle che impegnano il Governo ad assicurare l’invio di apparati e strumenti militari che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legitttima difesa e di proteggere la sua popolazione. Non è dato sapere della tipologia di armi, essendo la cessione di armi secretata dallo Stato maggiore della difesa, ma si ha ragione di credere che si tratti di mortai, mitraglialtrici di vario tipo, bazooka anticarro e altri armi letali, oltre alle razioni K, agli elmetti e ai giubbotti.

Bisogna purtroppo rilevare che i decreti govermativi sull’invio delle armi all’Ucraina non fanno menzione alcuna al Trattato sul commercio delle armi, che si applica, a dispetto del titolo, a qualsiasi trasferimento di armi anche di natura non commerciale. Tale trattato prevede anzitutto casi di assoluto divieto di esportazione qualora si venga a conoscenza del fatto che le armi possano essere utilizzate per la commissione di genocidi, crimini conotro l’umanità, gravi vilazioni delle convenzioni di Ginevra e attacchi diretti a obiettivi e soggetti civili. Il Governo dovrebbe quindi preliminarmente verificare se esista un «serio rischio» che le armi destinate all’esportazione vengano usate per una serie di fini vietati, tra i quali la commissione o facilitazione di gravi violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani. Questa mancata menzione degli obblighi internazionali in materia di trasferimento di attrezzature militari rende ancora più drammatica l’esposizione del nostro Paese nel conflitto tra USA e Russia giocato sul terreno di guerra dell’Ucraina.

Il 9 febbraio 2018, durante la «Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo» presso l’Hotel Cavalieri a Milano, è stato detto a gran voce da tutti i relatori che o l’umanità distruggerà gli armamenti o gli armamenti distruggeranno l’umanità. Questo perché ormai il mix tra attuale tecnologia e aggressibità dell’essere umano rappresenta una vera minaccia per tutti. La sede del convegno era la stessa di quella storica conferenza sul tema del disarmo avvenuto il 14 febbraio 1978 con gli scittori Angelo Gaccione e i compianti Carlo Cassola e David Maria Turoldo. Ma già erano anni che tale trio di intellettuali voleva sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi di una guerra nucleare e la conseguente scomparsa della vita umana sulla Terra.

Il diritto alla pace, assoluto e incondizionato, dovrebbe essere quel «diritto naturale»  a cui si ispira la Carta dell’ONU all’art. 51, che però prevede, a tradimento del principio, l’autotutela individuale e collettiva e la possibilità di guerra per rispondere ad un attacco armato. Ecco perché bisogna diffondere il pensiero di Angelo Gaccione e i suoi Scritti contro la guerra raccolti nel libretto NO WAR appena pubblicato e quello degli altri pacifisti autentici che vanno fino in fondo alla questione. Va da sè che in un’era nuclerare come la nostra, a 5 anni dal Trattato per la messa al bando delle armi nuclerari ratificato il 20 settembre 2017 da 53 Stati ma rimasto inattuato, ogni guerra è un pericolo grave per l’intera umanità, perché non lascerà né vinti né sconfitti ma solo distruzione per tutti.

 Il principio pacifista nasce sulla base delle sofferenze dell'umanità. Il Sudafrica, la seconda guerra mondiale, la bomba atomica, la Shoah. E funziona a condizione che ci sia il coraggio di difenderlo e pienamente attuarlo. Il diritto alla pace è riconosciuto oramai come un diritto fondamentale dalla comunità internazionale. Facciamo ora un salto evolutivo, riconosciamolo sul serio, attuiamolo. Come si può non mobilitare le coscienze contro ogni conflitto che porti ad una disastrosa fine per tutti? Quale altra soluzione se non il disarmo unilaterale, totale e incondizionato? 

Milano, 10. 5.2022

Avv. Giovanni Bonomo – Centro Culturale Candide





 

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