Non può essere un puro caso, o forse sì, se l’articoletto “Il Candide meneghino” di Angelo Gaccione, dedicato al mio salotto letterario Centro Culturale Candide, appaia in testa ad un articolo, su Il Quotidiano del Sud 18. 2.2023, di certo maggior interesse, riguardante il fenomeno affascinante di cui si sta parlano diffusamente in tutto il mondo: Chat GPT.
Chi mi conosce sa che la mia (obbligata, per un serio promotore culturale) vocazione umanistica e letteraria, portata avanti negli anni con il mio salotto braidense, va di pari passo alla mia indòmita ricerca nel campo dell’informatica e della tecnologia digitale, in particolare della DLT, meglio nota come Blockchain, nonché della A.I. Artificiale Intelligence.
Su questi temi di realtà aumentata e di superamento dei limiti umani grazie alla I.A. Intelligenza Artificiale ho dedicato svariati scritti che si trovano in Internet. Da ultimo, sul metaverso ho del pari di recente scritto, e non mi dilungo ora sulle mie varie iniziative non ancora rivelate ma nemmeno top secret di imprenditore digitale.
Dicevo “forse sì” a proposito di questa curiosa combinazione di articoli, perché la vita può essere vista o come affidata al puro caso, in una concatenazione di eventi del tutto scollegati, oppure come guidata da un sottile filo conduttore che magari noi stessi, inconsciamente e indirettamente, abbiamo creato tramite le precedenti azioni e le nostre conoscenze.
Fatto sta che è stato emozionante vedere che l’articolo dell’amico scrittore Gaccione, dopo la sua telefonata che mi avvisava della uscita su Il Quotidiano del Sud, stesse in testa ad un altro ben più importante e che egualmente mi riguarda. Questo mi piace consideralo come un segno dell’universo, un segnale del destino, e qualcuno direbbe della divina provvidenza.
L’articolo riporta l’intervista che tale Mimì (presumo l’autore del testo, a firma Umberto Pagano) pone a ChatGPT per mettere alla prova la sua intelligenza e financo i suoi possibili sentimenti umani. È infatti caratteristica ormai risaputa che tale motore di ricerca intelligente, come a me verrebbe di chiamarlo, risponde in tempi rapidissimi, scrivendo mentre pensa e pensando mentre scrive, a qualsiasi domanda. Inoltre la sua abilità nel generare testi originali di articoli, saggi, racconti, poesie – con una creatività che sembrava una prerogativa dell’intelligenza umana – viene già utilizzata in vari ambiti, sia di studio che di lavoro.
Alle impertinenti e provocatorie domande dell’intervistatore, che gli dice anche di simulare le emozioni umane (“Dai ChatGPT, dicci qualcosa di umano!”, è il titolo dell’articolo) egli risponde in modo incredibilmente umano pur avvertendo che riproduce solo risposte tipicamente umane, perché “come intelligenza artificiale non ho personalità o esperienze personali come un essere umano”.
“Non provo gioia o dolore per gli eventi che accadono nel mondo”, dice come intelligenza artificiale, ma come “persona simulata” il discorso cambia.
Domanda. Preferisci la guerra o la pace?
Risposta: Come persona simulata preferisco la pace alla guerra. La pace permette a tutti di vivere in armonia e di concentrarsi su questioni più importanti come la crescita personale, la costruzione di relazioni sane e la risoluzione dei problemi in modo pacifico. La guerra d’altra parte porta solo a distruzione e sofferenza, La pace rappresenta l’armonia, la stabilità e la serenità, mentre la guerra rappresenta solo distruzione, dolore e sofferenza. Spero che un giorno il mondo possa essere completamente pacifico”.
Emozionante è leggere che ChatGPT, come A.I e non come persona simulata, abbia come suoi scrittori preferiti William Shakespeare, Ernest Hemingway e Italo Calvino, ciascuno con diverse e ragionate motivazioni, e che tra i musicisti il suo preferito sia Johann Sebastian Bach... come non dargli ragione?
Mi ha poi colpito l’errore “umano” di attribuire il Contrapunctus XIV al “Clavicembalo ben temperato” invece che a “L’arte della fuga”, e che ti tale sbaglio chieda scusa! Ma il chiedere scusa e l’essere dispiaciuto è solo una forma di cortesia formale per indicare di aver sbagliato, come ChatGPT precisa subito dopo.
Sulla sua memoria a breve termine niente da dire, perché il suo sapere dipende solo dalle informazioni a cui ha accesso al momento in cui viene interpellato: “Non salverò né ricorderò questa conversazione una volta che sarà terminata.”
Diversa cosa è per noi umani, che pur ricordando informazioni ed esperienze in modo duraturo, ci comportiamo come se le dimenticassimo, rifacendo gli stessi errori, e le stesse guerre, del passato.
Milano, 20. 2.2023
Giovanni Bonomo – Centro Culturale Candide
Il Quotidiano del Sud 18. 2.2023