Da anni sono impegnato su due versanti
distinti ma convergenti nell’evoluzione del pensiero e della cultura. Sul
versante umanistico, con il mio Centro Culturale Candide, avevo più volte detto,
nelle mie presentazioni di autori vari, oltre che di novelli scrittori, poeti e
artisti, dell’influenza delle nuove tecnologie sulla nostra vita quotidiana
ormai multimediale, rendendomi conto che la distruzione creativa – ossimoro virtuoso
che rende bene l’idea della smaterializzazione dei servizi resi ora tramite Internet
– della iniziata digitalizzazione realizza quella previsione che il filosofo Mc
Luhan sintetizza nel noto slogan “il medium è il messaggio”, vale a dire che il
contenuto, il messaggio trasmesso, viene influenzato e a volte deformato dal
nuovo mezzo di trasmissione del pensiero basato ora sulla crittografia (fig. 1);
sull’altro versante scientifico e in particolare informatico, da me iniziato
come curioso e accanito esploratore della Rete, che già usavo a scopo
professionale nello studio legale paterno, mi sono occupato della realtà
sottostante al diritto dell’informazione e dell’informatica, la nuova
materia universitaria che veniva introdotta in seguito alla convergenza delle
telecomunicazioni, della teleradiodiffusione e dell’informatica (fig. 2).
Del resto il diritto dell’informazione e
dell’informatica è la materia giuridica trasversale per eccellenza, toccando
non solo le fonti normative dell’informazione, dell’informatica e
delle nuove tecnologie, ma anche quelle che presiedono al diritto della
personalità, all’identità digitale, al diritto d’autore, alle
nuove piattaforme telematiche e alla blockchain, agli smart
contracts, comprendendo gli aspetti e le questioni poste dalla sharing
economy e dalla tokenizzazione dell’economia – che dà il titolo al
presente incontro - dalle valute digitali, dagli algoritmi di
Intelligenza Artificiale, dalle App, dai software
in genere e dalle nanotecnologie.
Tutto ciò senza trascurare quel mare magnum che va sotto il nome di diritto
della proprietà intellettuale nel nuovo contesto tecnologico della iniziata
quarta rivoluzione industriale. Apro
una veloce parentesi: in uno dei miei incontri con l’autore avevo presentato il
libro di Paolo Corticelli “Progressive sottrazioni di tempo”: ne nacque una
simpatia e sinergia sul versante della semiologia e della scrittura, nel comune
intento di preservare il buon uso della lingua italiana a fronte del
disfacimento dovuto purtroppo anche alla nostra società multimediale in cui
prevale il visivo rispetto all’auditivo, che fa perdere l’interesse per la
lettura e i buoni libri. Parlavamo spesso dei nuovi modi e delle nuove mode
della comunicazione, e così è stato poi intitolata la mia rubrica nella rivista
il Velo di Maya, diretta da Paolo
Corticelli, dove più che di linguaggio tratto temi che riguardano la sociologia
in senso ampio e le nuove tecnologie, chiusa parentesi (Fig. 3 --- >>>
https://ilvelodimaya.eu/category/mode-e-modi-di-comunicazione).
Dicevo, quarta
rivoluzione industriale. Per quarta
rivoluzione industriale si intende la iniziata compenetrazione tra mondo
fisico, digitale e biologico. È una somma dei progressi in intelligenza
artificiale (IA), robotica, di Internet delle Cose (IoT), ingegneria genetica, dei
computer quantistici e di altre tecnologie. È quindi la forza dell’intelligenza
collettiva alla base di molti prodotti e servizi che stanno rapidamente
diventando indispensabili per la nostra vita nell’iniziato terzo millennio.
Inoltre la blockchain e l’attuale tokenizzazione
di beni e servizi sono espressione dell’economia collaborativa che potrebbe
portare grandi cambiamenti all’umanità rivoluzionando le logiche
neoliberistiche che hanno portato a enormi ricchezze in mano solo a pochi
individui del pianeta.
Ma che cosa è la finanza decentralizzata?
La DeFi Decentralized Finance è un sistema di distribuzione basato
sulle criptovalute, sulla blockchain
e sugli smart contract, di servizi analoghi
ai servizi bancari senza l’intermediazione delle banche. E’ una delle più grandi
rivoluzioni dell’ultimo secolo ed è alla base di applicazioni tecnologiche che stanno
cambiando la nostra concezione degli scambi di denaro, dei prestiti remunerati
(basti pensare al fenomeno dello staking)
e dei contratti.
La blockchain e gli algoritmi sui quali si basa garantiscono scambi
sicuri senza che ci siano istituzioni di mezzo permettendo di risalire alle
diverse transazioni in trasparenza, velocità e sicurezza.
Purtroppo il tempo è
tiranno e non mi è consentito, nel rispetto della tempistica di questo
incontro, dilungarmi sulle varie applicazioni di DeFi, come ad esempio Uma, PancakeSwap, SushiSwap, Bancor, Fantom,
Reserve Rights, ma ci basti pensare che UniSwap, uno dei più usati exchange
decentralizzati, permette lo scambio automatico e la conversione di criptovalute
e di token basati sulla tecnologia
ERC20 di Ethereum in modo rapido e sicuro.
Ma quando si parla di tokenizzazione viene
in mente oggi il token per eccellenza,
l’NFT, che è una vera rivoluzione nel campo del diritto d’autore e ora non solo
nel settore della crypto art. Prima
ancora che nascessero gli NFT avevo già parlato a più riprese, in particolare
su AffariItaliani, NanoPress e Il Sole 24Ore, dell’evoluzione di Internet,
della nascita della Blockchain con il
Bitcoin, degli sviluppi della digitalizzazione, della sharing economy e dell’Internet
of Everything.
Un token è un insieme di
informazioni digitali all’interno di una blockchain
che conferiscono un diritto di proprietà a un determinato soggetto in un modo
più certo e sicuro di qualsiasi diverso e superato sistema centralizzato. Ci si
avvale cioè della DLT tecnologia di registro distribuito, nata con le
criptovalute, per conferire quella caratteristica di autenticità invincibile
dato dalla ridondanza di più blocchi tra loro collegati a catena che rendono interdipendente
dalle altre e quindi più sicura ogni tipo di transazione (fig. 4).
La tokenizzazione
è la conversione dei diritti di un bene in un token digitale registrato su una blockchain, dove il bene reale e il token sono collegati da uno smart contract. Quindi
“tokenizzare” significa generare un token, collegarlo a un bene mediante
questo tipo di contratto, renderlo accessibile e circolante tramite una
piattaforma blockchain e in
definitiva acquistabile tramite una criptovaluta, solitalmente Ethereum (fig.
5).
Per tale finalità il token
è risorsa non fungibile, dovendo rappresentare un bene nella sua unicità e non
essere quindi più interscambiabile così come interscambiabili sono invece e
restano le altre risorse digitali e le cryptovalute, per loro natura fungibili.
Ecco perché si chiamano Non Fungible Token o NFT, utilizzati per creare una scarsità
digitale verificabile di proprietà digitale. L’arte è stata uno dei primi casi
d’uso degli NFT: sappiamo della possibilità di fornire prove certe di
autenticità grazie alla blockchain di
opere d’arte che altrimenti subirebbero una riproduzione e distribuzione
massiva e non autorizzata tramite Internet.
Allo stesso modo le opere d’arte native digitali e che
vengono diffuse via Internet devono poter essere protette dalle appropriazioni indebite
e dalla pirateria. Così la crypto art, gli oggetti digitali da
collezione e i giochi online trovano negli NFT una valida tutela.
I CryptoKitties, giochi diventati virali e popolari, hanno utilizzato NFT
sulla blockchain di Ethereum. Così
anche Gamedex, un’altra piattaforma di gioco ma basata
su carte collezionabili. Pure il metaverso
di Decentraland è una sorta di mondo virtuale basato
sulla blockchain. Proprio nella
nostra Italia è avvenuta la vendita di un brano musicale come NFT, esattamente il
17 marzo 2021, dal gruppo “Belladonna” con il brano “New Future Travelogue”.
Quindi gli NFT non sono solo immagini di gatti che le persone
si scambiano sulla blockchain di Ethereum,
oggi vi è già una variegata pluralità di contenuti digitali che possono essere
inseriti nella blockchain in questo
modo, dai “collezionabili” ai più complessi contenuti multimediali in 3D
diffusi dai creatori di realtà virtuale e aumentata.
Musica, arte,
design, eventi sportivi, oggetti digitali collezionabili sono al centro
dell’innovazione che potrebbe trainare i token
e le criptovalute verso un uso di massa. Sul fronte delle arti visive i primi
NFT sono stati usati per garantire l’autenticità e la titolarità di un’opera
d’arte.
Il caso più noto quello
dell’opera digitale Everydays - The
First 5000 Days di Beeple. L’opera
creata da Mike Winkelmann, in arte Beeple, è una immagine digitale garantita da
certificato NFT che, stampata a video, riproduce una composizione di 5000
immagini (fig. 6). Se osservata nel suo insieme, l’opera appare astratta e la
superficie varia di luminosità a partire dall’angolo superiore di sinistra dove
si trovano le immagini più chiare. I colori e i toni di intensificano quindi
progressivamente verso l’angolo opposto, in basso a destra. Pare che sia stata venduto
all’asta da Christie’s a un criptoinvestitore per l’equivalente di 69 milioni
di $.
Ma un altro modo di
utilizzo di NFT, che va oltre il certificato di autenticità garantito dalla DLT, compiendo
cioè un ulteriore passaggio che va dall’arte digitale (come l’opera
di Beeple) alla criptoarte, è proprio quello della “tokenizzazione”
dell’opera che nasce digitale ed esiste solo nella blockchain.
Famosa è la
provocazione del gruppo Injective Protocol, che acquistò un’opera
dell’inglese Banksy e la bruciò in una sorta di cerimonia pubblica,
dopo che l’opera stessa era stata riprodotta e salvata in un NFT. La
“cerimonia” dei fondatori della piattaforma Injective Protocol per
bruciare tale opera di Bansky capovolge la percezione comune che attribuisce
all’opera fisica originale l’aura che la rende preziosa ed unica, assumendo
che l’NFT aumenta il valore dell’opera originale proprio in virtù del fatto che
essa esiste solo nella realtà digitale, come tale più sicura
e duratura (Fig. 7).
C’è poi chi sfrutta le caratteristiche della blockchain per certificare l’autenticità
di un’opera d’arte “generativa”, ovvero in grado di evolversi nel tempo.
Right Place & Right Time dell’artista
visivo statunitense Matt Kane, opera digitale mutante in base alla
volatilità delle quotazioni di bitcoin,
è stata venduta sulla piattaforma Async Art per 100.000 $ in criptovaluta
(fig. 8).
I token hanno fatto la loro apparizione
anche nel design: 10 creazioni
digitali in 3D di sedie, poltrone e mobili fantastici creati da Andrés
Reisinger, autenticati da NFT, sono stati venduti all’asta per l’equivalente di
450.000 $ (fig. 9).
Non possono
mancare poi i collezionabili e i videogiochi, dei quali il più noto NFT è Cryptokitties, gioco blockchain
costituito da gattini digitali scambiabili e in grado di generare altri
gattini, il tutto sulla piattaforma Ethereum (fig. 10).
Mi preme sottolineare che gli NFT sono risorse che vanno
oltre i diritti di proprietà intellettuale che contengono e che si presentano
per questo anche come risorse di tipo finanziario. La tokenizzazione della
proprietà intellettuale presuppone che l’autore ceda a terzi i diritti
patrimoniali di autore tramite uno smart
contract. Gli NFT possono considerarsi come proprietà intellettuali liquide
che possono essere sfruttate economicamente.
E poiché i diritti di
proprietà intellettuale viaggeranno ora sulla blockchain gli NFT sbloccheranno un valore enorme e per ora ancora
illiquido, diventando la più grande classe di asset sui mercati secondari.
La tecnologia blockchain
insieme alla I.A. automatizzerà la provenienza della I.P. facilitando il
monitoraggio e la gestione dei diritti, compito dei tradizionali enti di
gestione dei diritti come la nostra SIAE nei diversi Stati. Tramite gli smart contract gli NFT possono essere
condivisi e frazionati tra più utenti, soprattutto quando si tratti di opere
d’arte native digitali.
Di una stessa opera potranno quindi essere venduti indefiniti
NFT a diversi soggetti, i quali diventeranno proprietari di una singola copia
dell’opera, mentre l’originale resterà di esclusiva proprietà dell’autore. (Tutto
ciò porta ad un duplice vantaggio: per l’autore di sfruttare economicamente la
propria opera in un numero infinito di volte, venendo remunerato dalla vendita
del token ad essa collegato, e per il
compratore/collezionista d’arte di acquistare opere d’arte che prima gli erano
precluse perché riservate, in originale, a gente ricca e a magnati della
finanza).
A chi ancora nutra dubbi che gli NFT rappresentino davvero il
futuro della tutela del diritto d’autore, faccio notare che gli stessi enti di
gestione dei diritti nel mondo sono già entrati nel solco così creatosi. Anche
la nostra SIAE ha recentemente inserito nella blockchain più di 4.000.000 di NFT per l’equivalente dei suoi
95.000 associati, che vedranno tutelati i loro diritti d’autore ora in modo più
trasparente ed efficiente (fig. 11 https://www.siae.it/it/iniziative-e-news/siae-rappresenta-i-diritti-degli-autori-con-asset-digitali-creati-pi%C3%B9-di-4000000).
Insomma il metaverso, come abbiamo
visto, non è solo la estremizzazione del videogioco. Tutto è virtuale, è vero,
ma le esperienze e l'economia sono reali. Il mondo della blockchain si sposa bene con il metaverso, che già esisteva con SecondLife, perché ora
sviluppano delle economie al
suo interno: ci si può scambiare oggetti, si possono comprare e vendere servizi
e si può partecipare ad eventi, perché la DLT offre l’infrastruttura sulla
quale si può registrare ogni tipo di operazione.
Vorrei concludere con un messaggio di speranza sul tema della
rinascita civile, sociale ed economica. Questi progressi di pensiero, alla base
delle nuove tecnologie, porteranno ad una società solidale, antigerarchica, armonicamente
basata sul rispetto e sull’uguaglianza reale di tutti i cittadini, dove
l’economia e il sapere si avvarranno, senza esserne sopraffatti,
dell’Intelligenza Artificiale, per dare corpo ad una nuova misura di progresso
e avanzamento scientifico verso un nuovo umanesimo tecnologico. Grazie per
l’attenzione.
Avv. Giovanni
Bonomo - Centro Culturale Candide
Note
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Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
Fig. 11
https://www.siae.it/it/iniziative-e-news/siae-rappresenta-i-diritti-degli-autori-con-asset-digitali-creati-pi%C3%B9-di-4000000