Mi sono chiesto, dopo aver ascoltato i precedenti interventi,
se avessimo soddisfatto le legittime aspettative di chi pensava, proprio per il
titolo dato al convegno, di ottenere qualche indicazione, se non informazione, su
quali fossero le fake news e quali le
vere notizie in questo sovraccarico di informazioni nel tragico periodo
che stiamo vivendo.
Perché qui si tratta, più che di teorizzare e definire la “fake
news” in astratto, di dare un qualche orientamento in concreto che aiuti la
cittadinanza a comprendere e distinguere le false notizie da quelle autentiche,
facendo leva, come ha appena detto il prof. Razzante, sulle capacità di discernimento
e sullo spirito critico di ognuno di noi.
Egli precisa che la “Task-force anti fake
news” che è stato chiamato a presiedere non ha alcuna autorità di “Ministero
della verità” dovendo essere considerata piuttosto come un comitato che aiuta
la cittadinanza a non farsi ingannare dalle false notizie in questo clima di “infodemia”
che tutti noi quotidianamente constatiamo.
Non è dubbio che l’isteria collettiva generata da Covid-19 in
Italia sia un fenomeno di proporzioni spaventose e con effetti imprevedibili,
ma è certo che le campagne mediatiche di allarmismo serviranno a giustificare
la corsa futura all’acquisto di milioni di dosi di vaccino, a pandemia
conclusa, che farà la fortuna delle multinazionali farmaceutiche.
Il collega e consigliere comunale avv.
Berni mi ha invitato ad essere relatore in questo convegno perché ha letto un mio articolo, ripreso dalla rivista BresciaToday, dal titolo “Bufalee fake news: le 10 regole per riconoscerle”, in cui ricordo il decalogo
offertoci da Facebook. Certamente, in questa situazione infodemica, queste
regole dettate dal buon senso non bastano.
In tale articolo sottolieno di
avere sottoscritto e diffuso, invitando a fare altrettanto,
l’appello del giornalista Massimo Mazzucco in difesa dell’informazione libera e
indipendente contro le fake news
dell’informazione non libera e dipendente dalle holding e multinazionali
farmaceutiche.
Le faccine
sbalordite o sorridenti che poi ho visto a commento dei miei post sulle origini
della pandemia dimostrano la presuntuosa ignoranza di chi si rifiuta di
ascoltare e approfondire, di chi parla di complottismo pure in assenza di
complotto, se qualcosa si discosta dalle notizie che sente guardando la
televisione sua unica fonte di informazione. E’ l’ignoranza del disimpegno,
del rifiuto di riflettere e ragionare il primo virus da combattere, non tanto
la “infodemia”… ben venga anzi un sovraccarico di informazioni, da
vagliare con senso critico, piuttosto che una penuria di informazioni o,
peggio, un’informazione a senso unico che si impone e prevale per mancanza di
senso critico di una cittadinanza impaurita.
Ci viene il
sospetto a che una task force governativa che stabilisca che cosa è vero e che
cosa è falso, nonostante tutte le buone intenzioni del prof. Razzante, sia strumentale
ad una sola verità da imporre, magari per coprire una bolla sanitario-finanziaria
di proporzioni mondiali. E questo mentre fioccano le azioni di denuncia, tra le
quali anche quella del nostro avv. Berni, e di class action contro i provvedimenti e i decreti al punto da rendere
il nostro Presidente del Consiglio la persona più denunciata della storia d’Italia.
Abbiamo sopportato e
continuiamo a sopportare le misure restrittive della libertà personale,
peraltro di alquanto dubbia costituzionalità, che ci obbligano a restare a
casa, per ragioni di salute pubblica. Ora la paura del contagio, prima ancora
che delle sanzioni, potrebbe farci accettare ulteriori misure e forme di
profilazione invasive della privacy. Non è dubbio che la salute pubblica è più
importante di qualsiasi privatezza. Lo stesso GDPR General Data Protection Regulation prevede linee guida all’uso di
informazioni per ragioni di salute pubblica. L’importante è però che misure
sancite e applicate in condizioni di pandemie straordinarie non diventino poi
normali una volta superata l’emergenza.
Voglio dire
che di fronte a questi pericoli e minacce per i valori di democrazia condivisa così
faticosamente conquistati dai nostri padri costituenti, è gravissimo che molti se
ne freghino, che molti anziché "guardare la luna " se la prendano con
"il dito" che la indica, e ridano di chi denuncia luoghi comuni,
le fake news dei “professionisti dell’informazione”, le
stragi di Stato, i complotti veri, come se fossero fantasia di chi li descrive,
come se chi denuncia avesse egli stesso colpa delle false informazioni che sta
denunciando.
Gli
anticorpi che mancano, allora, non sono quelli contro il Coronavirus, bensì quelli
di libertà autentica di pensiero e di informazione, unici strumenti cognitivi per essere uno stato laico, moderno e aperto. E questo nonostante il
lascito di illustri pensatori come Mazzini, Cattaneo – bene ha fatto l’avv.
Berni a rievocarne la memoria nel precedente convegno - Gioberti. Ci renderemmo conto che si tratta di un problema di salute immunitaria già compromessa più
che di un problema virale: noi da sempre conviviamo con i virus, siamo fatti di
miriadi di virus e batteri. Ma ora ci bombardano con dati di mortalità, che
sono presenti ogni anno e pure maggiori per altre malattie, gonfiati per
quest’anno 2020 attribuendole a Covid-19
E tutto ciò per
imporci un finto vaccino, perché un vero vaccino non esiste, come è già
successo per l’HIV, virus di per sé innocuo in assenza di patologie. Subiamo
per questo una dittatura farmaceutico-sanitaria, figlia del neoliberismo, già
programmata per non affrontare il problema fondamentale, la difesa del sistema
immunitario con la prevenzione.
Ma noi cittadini di sana e forte Costituzione non cederemo a
questo ricatto, perché della Costituzione conosciamo appunto, oltre all’art.
21, l’art. 16 sulla libertà di circolare, l’art. 32 sulla riserva di legge per
i trattamenti sanitari, l’art. 78 sullo stato di guerra che consente al governo
provvedimenti straordinari, che non è lo “stato di emergenza”, e perfino
conosciamo l’art. 117 lett. q), sulla riserva di legge statale in ordine alla
profilassi internazionale.
Ora, al di là delle “sbalorditive coincidenze” che si
trovano nella storia di questo virus SARS-COV-2, e della relativa infezione
Covid-19, nei precedenti esperimenti in laboratori di bioingegneria, come il
laboratorio proprio di Wuhan, epicentro della epidemia, con coronavirus ad
effetti identici a quelli dell’attuale e artificialmente creati (mi riferisco
al servizio
della trasmissione “Leonardo” di RAI3 nel 2015), sta di fatto che questa
pandemia mondiale dichiarata tale all’OMS in data 11 marzo 2020, corrisponde
in pieno a quanto pronosticato, se non progettato (come dicono i c.d.
complottisti), dal programma ID 2020 per immunizzare la popolazione mondiale
con la biometria digitale.
ID2020 Alliance (https://id2020.org)
è un programma di identità digitale pensato per ogni essere umano sul
pianeta. Si tratta di inserire microchip sottocutanei
allo scopo di contenere le informazioni personali del cittadino, trasmesse
anche da remoto in un archivio di consultazione al livello mondiale. E’ ovvio
che torna in auge tale progetto in questi giorni di tragedia mondiale, proprio
per la possibilità di accertare su larga scale l’avvenuta vaccinazione per il
Coronavirus, una volta che tale improbabile vaccino verrà diffuso.
Pare anzi che dietro il progetto vi sia proprio la
somministrazione di vaccini contro le pandemie e che tra i soci fondatori di
ID2020 vi siano nomi di enti e persone miliardari di fama mondiale, come i
Rockfeller, con la società GAVI, alleanza mondiale per le immunizzazioni, la
Big Pharma, Bill Gates, oltre a varie organizzazioni pubbliche e private,
sempre con il dichiarato scopo benefico per l’umanità di munire tutti di
“identità digitale”.
Se non saremo vaccinati saremo invisibili, non identificabili, incapaci di accedere all’assistenza sanitaria, all’università, al lavoro, non
potremo votare, né aprire un conto corrente bancario. Ma questo è un bene o un male?
Lascio a voi giudicare.
Certo è che
abbiamo la tecnologia necessaria per fare il salto quantico dell’umanità grazie
alla decentralizzazione e alla condivisione, alla telematica e alla robotica,
ma le vecchie logiche neoliberiste del profitto, alimentate dai grandi gruppi
di potere e dalla ricchezza nelle mani di pochi, sembrano sempre sbarrarci la
strada.
Ma sono
convinto che la nostra gloriosa nazione, culla del Rinascimento, saprà
fronteggiare anche questa grave emergenza. Ricordiamo che senza l’Italia la
stessa storia europea sarebbe stata diversa. Sono italiani i primi artefici
dell’identità europea nei suoi punti essenziali (Giuseppe Mazzini, Altiero
Spinelli); sono italiani i primi nel mondo che rifiutarono la tortura e la pena
di morte (Cesare Beccaria. Pietro Verri); italiani sono coloro che si batterono
per la libertà di pensiero e prezzo della vita morendo sui roghi (Giordano
Bruno, Giulio Cesare Vanini).
Come
italiani abbiamo la forza dei nostri avi, per la nostra storia, per il nostro
patrimonio culturale, che ci faranno superare questa grande tragedia
assumendoci senza paura tutte le responsabilità che ci spettano.
Milano, 7.
5.2020 Avv.
Giovanni Bonomo