I gravi ultimi fatti di
fanatismo religioso pure all'inizio del terzo millennio mi inducono ad una riflessione rievocando quanto dissi a
più riprese durante alcune presentazioni di libri e autori nel mio Centro Culturale Candide. In
particolare richiamo quella presentazione del filosofo e scrittore Roberto
Escobar, nel novembre del 2010, in occasione della pubblicazione del suo libro
intitolato "La paura del laico",
Il Mulino ed. 2010.
Oltre agli episodi ultimi di
terrorismo mi obbligano a scrivere queste note anche alcuni ragionamenti
arrivatimi via email, di poco precedenti all'ultima strage di matrice islamica,
da parte di artisti e intellettuali con cui sono in contatto a proposito dell' "ateismo".
Si tratta dell'addebito, se
così si può chiamare, di "ateismo militante" che mi sono sentito
rivolgere fino alla nausea e del presunto dogmatismo, o della asserita
intolleranza, degli atei in generale. Non nascondo che tale addebito a me è
sempre suonato, ascoltando il credente (di qualsiasi delle tre religioni
abramitiche), come sentire Totò Riina accusare qualcuno di essere un assassino.
Comunque, nel bene o nel male, avevo fatto diventare, soprattutto in esito alla
presentazione di quel libro, il termine "ateismo" un argomento di
conversazione nei miei rapporti con amici e conoscenti, nonostante io abbia più
volte precisato che si tratta di un termine da me non amato anche se poi
costretto a usarlo [1].
Ma quando tale critica proviene
da nomi di spicco del giornalismo allora è doveroso un chiarimento. Soprattutto
quando capita di leggere l'articolo di Eugenio Scalfari , su L'Espresso, dal
titolo "Atei militanti ecco perché
sbagliate" [2].
Mi sono non poco stupito della
povertà contenutistica di tale articolo scritto da un ex ateo che ora attacca
gli atei: il vecchio Scalfari dà l'idea di non riuscire a tenere a freno la
paura della morte e come tutti coloro che durante la loro vita si sono
proclamati atei senza esserlo, perché in verità laici devoti, si rivela
finalmente per ciò che era, vale a dire un finto ateo che su un aereo che cade
si raccomanda a Dio.
Un capolavoro di incoerenza,
tale articolo, che inizia con l'assurda premessa secondo la quale i religiosi,
nel loro assolutismo, sono sostanzialmente "cauti" mentre gli atei
invece sono "poco tolleranti", finisce con la dichiarazione, o meglio
ammissione, che sono i religiosi a
insanguinare il pianeta a causa del loro assolutismo: "Nel caso della nostra storia millenaria il
mondo è stato spesso insanguinato da guerre di religione". Ah,
ecco...
Non mancano ovviamente le
risposte di vari nomi di spicco, che potete trovare nel Web, tra le quali
segnalo quella di Angelo Cannatà su MicroMega, il quale si illude che Scalfari
possa spiegare ai lettori, che meritano un chiarimento, la contraddizione:
"(...) L'ateismo è una cosa seria,
per Nietzsche 'l'atto più ricco di una bimillenaria educazione alla verità
imposta e calata dall'alto'. Io temo di vederti cadere, Eugenio, nei
compromessi - e nei tormenti - dell'ultimo Voltaire di cui parli in Alla
ricerca della morale perduta. I lettori
meritano un chiarimento"[3].
Ma sarebbe come chiedere - se
tale è la non rassegnazione di un uomo di cultura e noto giornalista alla
finitezza dell'esistenza - a chi si mette a pregare su un aereo che cade perché
lo fa. Eppure avevo già affrontato la questione della psicosi collettiva e dei
costi della religione nel nostro Paese, illudendomi che, chi non vuole
affrontare la questione sotto il profilo morale e razionale, potesse
comprenderne almeno gli aspetti di presunta "utilità" [4].
Insomma, mancando
argomenti razionali, l'ultimo modo di difendere la religione è di essenzialmente
attaccare l'ateismo come un'altra religione: è intollerante, è dogmatico,
è arrogante. E Scalfari non fa che
ripercorrere tale corrente di pensiero, la quale aveva già ottenuto
significative risposte da più parti: la più sonora e ridicolizzante è quella di
Sam Harris che trovante nel Web [5].
Ora, tornando al nostro
autore Escobar, vi sarebbe da chiedersi ancora, a distanza di 7 anni, quali
sono le conseguenze della deriva religiosa, ancora in atto sia in politica che
in una parte della intellighentia,
per le nostre libertà civili.
Come in ogni guerra anche in
questa attuale contro il fondamentalismo islamico ci sono vittime ulteriori
rispetto a quelle dei cittadini che vediamo inerti e massacrati sulla
rambla di Barcellona: siamo noi. Chiusi nella miseria dell'odio, ci lasciamo
convincere a rinunciare ai nostri stessi diritti civili, senza agire, perché
tanto possiamo sfogare il risentimento e il nostro "coraggio" da
leoni da tastiera su Facebook. Di questo oggi dovremmo aver paura ancor più
dell'altro che ci "invade".
Chi non crede nel trascendente
o in Dio non è affatto uno che non crede in nulla, caro Scalfari, e cari
credenti con lui concordi che mi accusate di intolleranza. Al contrario. Il
laico, l' "ateo", è padrone delle proprie idee e può risponderne in
coscienza, perché non contempla alcuna ricompensa nell'aldilà.
Contrapponendo il coraggio a
un dogma che blandisce la paura, il pensiero laico rappresenta valori di
condivisione e di conoscenza. E' da questi valori e dall'uso della ragione che
possiamo trovare la forza di opporci all'imposizione di un pensiero unico
calato dall'alto - che ora fa uso dei mezzi di distrazione di massa - e di cui
beneficiano i soliti pochi ricchi e potenti.
.
Giovanni Bonomo - Candide C.C. 18
agosto 2017
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[3] "Scalfari, ora devi spiegare ai lettori che
cosa pensi degli atei", in MicroMega 31. 7.2017.
[4] https://www.facebook.com/notes/giovanni-francesco-filippo-bonomo/quanto-costa-agli-italiani-credere-note-a-margine-della-presentazione-del-libro-/10150404835263486. Mi sia consentito richiamare anche, nel mio blog,
una mia intervista https://alchimista1.blogspot.com/2018/06/pensiero-critico-e-fede-religiosa_24.html a cura di Angelo Gaccione.