Non è accettabile che l'antica e nobile professione dell'avvocato sia
avvilita dalla concorrenza al ribasso nell'offerta dei servizi professionali
per la mancanza dei minimi tariffari, mentre i grandi soggetti economici e
finanziari dominano il mercato.
Ho accennato al dogma neoliberistico del mercato
autoregolatore di tutto a proposito del convengo organizzato da presso l'aula
magna del Palazzo di Giustizia torinese in data 23 gennaio 2017 (http://alchimista1.blogspot.it/2017/01/lavvocato-una-professione-da-reinventare.html)
[1], ma pochi giorni prima, in data
17 gennaio, l'Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato, in persona del presidente Giovanni Pitruzzella, si era espresso sul punto: il riconoscimento
della natura economica della professione va coniugato con la tutela dei diritti fondamentali e degli
interessi pubblici di rango costituzionale [2].
Il titolo già significativo del
convegno romano "L'ordinamento delle
professioni intellettuali tra spinte liberalizzatrici ed esigenze di interesse
generale: risultati raggiunti e obiettivi mancati", organizzato dall'Autorità
antitrust presso la propria sede insieme al Consiglio Nazionale Forense, esprime
già quella sfida, richiamata nel titolo del congegno torinese, che viene posta
dal cambiamento culturale delle
libere professioni, le quali sono viste, secondo la giurisprudenza europea, come
attività economiche assimilabili all'impresa.
Ma questa assimilazione all'impresa non deve contrastare, come ha osservato Andrea Mascherin, presidente del
C.N.F., con le caratteristiche di servizio
di interesse pubblico per la tutela dei
diritti fondamentali di rango costituzionale svolto dall'avvocatura. Una
precisazione pressoché ovvia se non fosse per l'avvilimento della professione
negli ultimi tempi, con la corsa al ribasso dei compensi nelle attività professionali
a causa dell'abrogazione dei minimi tariffari.
Si è infatti precisato, anche nel congegno torinese, che un'attività professionale come quella dell'avvocato
garantisce un diritto fondamentale, quello alla difesa, al pari dell'istruzione
e della sanità, nell'ambito di ogni Stato
di diritto e di ogni democrazia solidale. E questo lo si deve dire e ripetere
non tanto nell'interesse di una categoria professionale quanto a tutela di servizi fondamentali.
Per questo il Ministro della Giustizia
Andrea Orlando, intervenuto al convegno
romano, ha voluto assicurare circa il proprio impegno nel promuovere al più
presto il disegno di legge sul tema dell'equo
compenso, essendo ormai inaccettabile la sperequazione che si è creata nel rapporto tra
libere professioni e grandi imprese in posizione dominante sul mercato.
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